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Religioni, etica e morale

Il perdono

Gloria ha scritto: Ciao Pier, sono Gloria e vorrei avere la tua opinione sul perdono. Penso che sarebbe più facile per noi perdonare se la persona che ci ferisce potesse capire di averci ferito e volesse parlare con noi.

Pier ha risposto: Il termine perdonare deriva dalla lingua latina ed è composto dalla particella intensiva o indicante compimento “per” e dalla parola “donare”. Perdonare in origine significava donare, concedere, lasciar andare. Infatti, per me, nel vero perdono si fa un dono! Ma quale e a chi? Si dona la libertà! Si dona la libertà a se stessi e a chi ci ha feriti poiché trattenere una ferite nella propria mente e nel proprio cuore significa vivere schiavi. Ma perché dobbiamo perdonare? Perché non siamo veramente liberi, consapevoli e pertanto padroni delle nostre vite.

Ci aspettiamo troppe cose dalle persone che ci stanno intorno, proiettiamo infiniti sogni e aspettative su tutto e tutti avendo una scarsissima percezione della verità che dimora nei nostri e negli altrui cuori. Siamo falsi e ci relazioniamo a persone false, pertanto non c'è da stupirsi del nostro continuo ferirci, deluderci e condannarci reciprocamente.

Il nostro amore è pieno di condizioni e bisogni malati, ma mai lo mettiamo in discussione perché abbiamo una tale paura di scoprire d'essere tremendamente egoisti e incapaci di donare che preferiamo continuare a recitare la farsa del grande amore.

Dobbiamo perdonare unicamente perché non sappiamo amare senza condizioni, poiché per noi un amore senza condizioni è cosa inutile, non ci serve a nulla, non ci dà sicurezza, garanzie, denaro, potere, prestigio o piacere. Peccato però che il vero amore non centri assolutamente nulla con tutte queste cose. Dal mio punto di vista il vero perdono accade una sola volta nella vita e ci trasforma definitivamente.

Il vero perdono è un dono che facciamo a noi stessi e a tutte le persone che abbiamo reso responsabili del nostro dolore. Ma un dono di questo genere lo può fare solo colui che ha trasceso i giochi dell'ego. Quante persone sanno il significato dell'affermazione: “… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori...”? Quando ero bambino me lo sono chiesto a lungo, e alla fine ho concluso che Gesù intendeva dire: perdona i miei errori cosicché io possa perdonare gli errori altrui. Infatti, solo chi sente di essere in pace con l'esistenza, (il divino, Dio o come lo vogliamo chiamare) e cioè si è liberato definitivamente da ogni condizionamento ed egocentrismo, può smettere di venire ferito dall'ignoranza altrui, sentendo nel proprio cuore una continua azione di perdono, e cioè di dono perpetuo di libertà e amore. Chi continua a sentirsi ferito e poi si contorce l'anima e la mente per cercare di perdonare l'altro si sta ingannando in un continuo girotondo di ferite e cure palliative.

L'unica vera cura è l'eliminazione di quel qualcosa che in noi continuamente si sente ferito, si sente importante, inutile, speciale, miserabile, superiore, inferiore e, comunque, sempre solo perché dolorosamente separato dal fiume della vita, quel qualcosa che solitamente chiamiamo ego o personalità. Questo è ciò che intendo per perdono, peccato che la maggior parte delle persone concepisca il perdono in modo completamente diverso.

Perdona unicamente per rafforzare ancor più il proprio ego, perdona con l'idea che poi otterrà qualcosa in cambio: il cambiamento della persona che le ha ferite, un risarcimento, delle scuse, il plauso della gente, una ricompensa dal proprio Dio.

 

Tags: Equilibrio interiore

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Commenti   

# Viola 2010-09-16 20:02
La mia esperienza del perdono è questa: alla fine di una faida familiare, ho preso distanza andando a vivere altrove, e proprio perchè continuavo a soffrire in prima persona sentendomi prigioniera del passato ho iniziato a prendere distanza anche interiore. Quando sono riuscita ad accettare la mia parte di responsabilità nell'avere agito e provocato certi comportamenti, ho smesso di tenere la contabilità dei torti presunti e risarcimenti pretesi e il mio cuore si è liberato dall'odio. Ora posso affermare di non avere più nemici, dentro di me auguro ogni bene alle persone coinvolte nella storia anche se esteriormente non ci frequentiamo, ho compreso il loro punto di vista.
Per me "rimetti a noi i nostri debiti" vuol dire che ciascuno di noi è composto da diversi ego che non controlla, qualcuno di essi ha buone intenzioni, qualcun altro razzola male.
Più leggo i tuoi post, più ammiro la tua conoscenza dell'animo umano a un livello di scienza.
# atomo 2010-09-17 10:20
Quanta arroganza c'è in un "perdono", quanta supponenza, anche perdonare se stessi è un atto di ..superiorità che presume la certezza d'essere in un fase di revisione definitiva e finale del nostro "essere", talmente definitiva da indurci a credere d'essere in grado di perdonarci gli errori del passato.
Eppure.. quanta serenità comporta il perdonare qualcuno ? io ho perdonato mio padre malato d'Alzheimer, e l'ho perdonato quando lui ormai non poteva capire ne riconoscermi, quando della sua vita e dei suoi presunti torti non restava che una vaga traccia nei MIEI ricordi, l'ho perdonato senza pensare che forse io avrei avuto bisogno del SUO perdono ..nonostante ciò ne ho tratto beneficio e serenità, è il trionfo dell’egoismo.. il MIO !
Non ho perdonato e non ho intenzione di farlo, l'essere umano in tutte le sue devastanti certezze, un "essere" umano che non ha nulla d'umano se non questi rari risvolti di autocritica che lasciano il tempo che trovano e che si rivolgono a chi, di fatto, già capisce la pochezza dell’uomo.
Io tendenzialmente non perdono chi, per poco, non esita a disfarsi della propria dignità e si approfitta dei deboli, degli amici o di chi lo ama... (forse è una durezza inconscia..in fondo potrei aver fatto anch'io la stessa cosa)
In altre parole il perdono va somministrato a piccole dosi e ha effetti collaterali ancora poco noti. L’ideale sarebbe non doverne aver bisogno ne doverne dispensare… ma qui non siamo ad Avatar !

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