Per chi vive una prova estrema della vita
La maggior parte di noi immagina la vita come un viaggio ordinato e benevolo, dove anche se si dovessero incontrare il male e l’iniquità, le forze del bene e della giustizia prevarrebbero riportando ogni cosa lungo il retto sentiero. Tutto ciò lo si immagina e desidera ancor più quando si tenta in ogni modo di condurre un’esistenza buona, saggia e aperta agli altri. La realtà è che la vita, attraverso i suoi mutevoli accadimenti, le sue imprevedibili e assurde iperbole, può essere tremendamente ingiusta, violenta e spietata con chiunque. Possiamo patire lutti strazianti, perdite economiche disastrose, subire profonde ingiustizie, essere calunniati, emarginati, violati nel corpo e nell’anima. Tutto ciò può accadere a persone buone, che hanno sempre e solo cercato di fare del bene? Sì, assolutamente sì, e forse ancora di più.
“Ma tutto ciò è ingiusto, è tremendo, non devono accadere queste cose. Dobbiamo lottare contro il male, dobbiamo cambiare questa società!”, così parliamo tanto onesti quanto inquieti fra noi. I fatti però sono fatti: la vita per quanto possa essere modificata e addolcita, sino a quando saremo in questo corpo e in questo mondo, non ci esimerà mai dall’esperienza del dolore. Che fare allora? Come possiamo uscire da un’esistenza così apparentemente esposta alla follia e all’ingiustizia?
Dobbiamo comprendere la natura delle nostre azioni e vedere come tutti noi viviamo attaccandoci più o meno intensamente a qualcosa. V’è chi si attacca alla bottiglia, chi al conto in banca, chi al sesso, chi al ruolo sociale che ricopre... Ci attacchiamo avidamente a cose, persone, sogni e desideri nonostante la vita sia un fenomeno in perpetuo mutamento, dove nulla è fatto per durare, essere posseduto o rivendicato: non il nostro corpo, non il nostro nome, non il nostro ruolo o il nostro vestito, nemmeno la nostra bontà o carità! Sfuggendoci il Fondamento di tutte le cose, ci aggrappiamo a ciò che almeno nell’immediato ci pare più rassicurante e conforme ai nostri pensieri e sentimenti.
Per questo tendiamo più a considerare le cose ottenute rispetto a quelle perse. Tendiamo più a notare le persone nella loro fase di successo rispetto a quelle in fase di caduta. Tendiamo a identificarci nelle vite di pochi milioni di benestanti e longevi occidentali rispetto a quelle di miliardi di poveri che moriranno certamente giovani fra stenti e malattie. Poi, un giorno all’improvviso, quando il lato scuro della vita bussa alle nostre porte, è tutto solo disperazione e angoscia!
Ma che fare dunque? Non tentare nulla, non agire, non vivere, nemmeno provare a fare del bene visto il grande male che ci può portare? Assolutamente no! Non è cadendo nell’immobilità e nella depressione che possiamo trovare la risposta all’inderogabile domanda di significato che implica il solo fatto di esser vivi.
La risposta sta nella conoscenza di noi stessi, nel riscoprire la Coscienza Originaria da cui proveniamo e in cui comunque ritorneremo, ricchi, poveri, felici, disperati, giovani o vecchi. Quando si è al cospetto di intense prove della vita come lutti, perdite economiche, tradimenti, malattie, ci può divenire chiaro come mai prima che l’unica luce certa e perpetua a cui ci si può affidare e a cui si deve rispondere delle nostre azioni è quella di Dio che brilla nella nostra Coscienza più pura e profonda, e che è fondamento ed essenza della nostra stessa Coscienza. Se la nostra mente e il nostro cuore si fanno silenti e aperti alla Sua Volontà (che è ciò che ci accade) e alla Sua Presenza (che è l’abisso di pace e libertà che si dischiude quando l’ego smette di frapporsi), nulla ci può più turbare o piegare.
Quando dimoriamo in Lui, essendo liberi dal bisogno di possedere e dal desiderio che le cose vadano secondo i nostri desideri (per quanto nobili possano essere), possiamo gestire proprietà, tessere relazioni, indossare abiti, giocare ruoli, aiutare e consolare, senza più pura. Non perché le cose andranno sempre bene ma perché le cose verranno fatte per il puro piacere di farle con amore. Quando i nostri occhi vivono rivolti all’Essenza della vita, quando diveniamo liberi dalla nostra mente egoica sempre pronta a tessere piani e perseguire scopi, la nostra energia si muove maggiormente nel fare e nel vivere con cura e intensità ciò che c’è qui ed ora piuttosto che nel fare con tensione e preoccupazione qualcosa adesso per raggiungere poi un obbiettivo futuro sempre incerto.
Pertanto, a tutti coloro che stanno attraversando una prova estremamente dura ed intensa, vorrei solo ricordare di non perdere la speranza poiché ogni evento dotato di grande energia, se affrontato nel modo giusto può offrire aperture e cambiamenti oggi impensabili. Ogni evento particolarmente tragico e doloroso, nella sua essenza è anche tremendamente spirituale e trasformativo, poiché travolge la nostra identità profondamente offrendoci la possibilità di ricercare l’Essenza della vita con ancor più caparbietà e intensità. Lasciamo che le cose seguano il loro corso, osserviamo come nome, ruoli, affetti, sicurezze e speranze possano salire e scendere come possenti onde del mare. Osserviamo il giudizio, la vergogna, il dolore dei sogni, delle speranze e delle fatiche annientati, e lasciamo tutto a Lui, alla Vita. Comprendiamo poi pienamente cosa possiamo aver mancato o sbagliato per farne tesoro e andare oltre.
Quanti uomini si trovano oggi lungo la medesima via che percorse Gesù il giorno della sua condanna, ingiustamente accusato, insultato, umiliato, torturato e abbandonato da tutti. Attraversiamo queste prove portando la nostra croce come Lui portò la Sua, consapevoli che dalla crocefissione, per chi si abbandona alla Mistero della Vita (al “Padre” avrebbe detto Gesù), ne conseguirà sempre e solo una resurrezione.
Grazie a Francesco che ha ispirato questo articolo.
Commenti
Per quanto le parole siano limitate e limitanti x certi argomenti, tu con le tue riesci sempre a toccare e raggiungere e smuovere i punti più profondi dentro me....ancora Grazie
Buona domenica a tutti.
Grazie a te,
Pier
Pier
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