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Disagio interiore

Angoscia e claustrofobia esistenziale

Mongolfiera in volo sopra VicenzaFabio ha scritto: Ciao Pier, sono Fabio. Eccomi di nuovo a porti una domanda, forse in una luce diversa, perché è cambiato qualcosa di importante nel mio essere e nella mia visione delle cose. Negli ultimi tempi c’è stato come un “click” attraverso il quale ho iniziato finalmente a sperimentare quelle cose che da vari anni ormai leggo, cerco, di cui mi nutro, attraverso i tanti maestri che la vita ha generosamente posto nel mio cammino, e per maestri non intendo soltanto persone, ma anche piccoli fatti, cose, situazioni della vita che hanno contribuito, in un modo o nell’altro, ad indirizzarmi verso la mia essenza, e tu ovviamente fai parte di questi, le tue illuminanti risposte che hai dato a me e agli altri amici del blog non hanno che potuto contribuire a questo bellissimo percorso di ricerca. Le parole che leggevo, di cui mi nutrivo e che sentivo profondamente vere erano però, in me, ancora ferme ad un livello intellettuale, le comprendevo con la testa, ma ancora non le sperimentavo con il cuore, ero ancora troppo preso dal mio ego, da colui che cercava di liberarsi di arrivare più vicino a quella pace, a quell’illuminazione che tanto cercavo. Il problema, e solo ora me ne rendo conto, era proprio quel “me stesso” che cercava, che si auto-contraddiceva nel momento stesso in cui cercava di raggiungere uno stato che è già, e che proprio quel cercare impedisce di vedere, di rendersi conto che si è già ciò che si cerca. Eppure, paradossalmente, è stato proprio quel cercare a portarmi fin qui, a ciò che sento e vedo adesso. Sono cose difficili da esprimere a parole, ma credo tu mi possa capire. In questo percorso ti ho fatto alcune domande, che hai anche pubblicato nel blog, e me ne sono fatte tante altre da solo, per cercare di capire come poter risolvere alcuni problemi che incontravo lungo il percorso. Solo ora capisco che non c’è niente da risolvere, ma soltanto da accettare e osservare, anche il buio più nero, il dolore più grande, perché in ogni casi, dietro all’affannoso domandare c’è soltanto un problema di mente che si inceppa, che vuole risolvere complicazioni e affrontare cose che non le competono affatto, che non potrà mai sciogliere, e noi non siamo quel meccanismo inceppato, ma la consapevolezza che si rende conto di tutto questo, che osserva e accetta, lasciando che la vita stessa giochi e risolva da sé ogni cose naturalmente. E tu già mi indirizzavi, ci indirizzavi a queste cose nelle tue bellissime risposte, ma ovviamente finché non scatta quel qualcosa che te le fa sentire “sulla tua stessa pelle” non si possono comprendere fino in fondo. Ora verrei però trattare con te ancora alcune “cose irrisolte” che sento molto importanti per il mio percorso interiore e che ora ti descriverò dopo questa spero non noiosa introduzione.

Verso i dodici anni una notte come le altre stavo pensando alle solite cose che può pensare un ragazzino, quando ad un tratto, dal nulla, un flusso fortissimo di pensieri angoscianti attinenti l’esistenza mi ha scosso nel profondo dell’anima generando in me quello che sarebbe stato l’inizio delle profonde paure che mi hanno accompagnato sino ad oggi. Angosce riguardanti il senso del nostro essere qui, cosa siamo, dove finiremo e finirò nell’eterno infinito senza via d’uscita o salvezza. La sensazione potente e disarmante è stata quella di dire: “Oh no! Eccoli di nuovo”. Come se avessi già affrontato quei problemi prima di quella notte. Le mie risposte in merito sono sempre state due. Dato che ero troppo piccolo per essermeli posti prima, o li ho affrontati in una vita precedente oppure ho vissuto una specie di esperienza extrasensoriale quando svenivo e vivevo cose strane a causa delle convulsioni che mi prendevano da bambino. È comunque veramente difficile spiegare a parole la profonda sensazione di terrore mentale-esistenziale che ha iniziato a scatenarsi in me a partire da quella sera tutte le volte che questi pensieri angoscianti affiorano. Nel momento in cui toccano il culmine, o forse poco prima di toccarlo, è come se io e il mio corpo scattassimo facendo partire un urlo quasi involontario per spezzare il dolore, direi quasi la percezione claustrofobica di essere chiuso qui, in questa esistenza, nell’eterno infinito senza via d’uscita. Spesso ho cercato di accantonare questi pensieri tenendomi la vita occupata o annebbiata. Ultimamente si stanno facendo sentire in maniera potente, quasi ogni sera, soprattutto a letto quando sono solo a contatto col mio buio profondo (anche se potrei farmi spaventare da essi in ogni momento semplicemente ripensandoli). Che sia perché sono in un momento di forte svolta nel mio viaggio interiore? Perché sto portando a galla e guardando in faccia i miei demoni più profondi? Che sia l’ultimo potente attaccamento del mio ego che non vuole morire?

È come se da una parte ci fosse il mio lavoro di indagine esistenziale che ha migliorato sempre più la mia vita, facendo crescere consapevolezza e gioia in me e attorno a me, e dall’altra parte rimanesse sempre questa ombra nera che non trova soluzione perché non ce l’ha, o almeno mi pare impossibile che ce l’abbia. Certo, posso accettare anche questo, ma non mi pare proprio vada a fondersi e ad integrarsi con la realizzazione di cui ti ho parlato all’inizio, o perlomeno non riesco vedere come possa farlo per ora. Con questa lunga digressione ti volevo chiedere come queste due cose possano convivere, come possa trovare soluzione questa mia sofferenza esistenziale. Scusa per la lunghezza dello scritto, ma non potevo evitare di spiegarti tutto per cercare di farti comprendere, per quanto mi è stato possibile, quello che ho vissuto e che vivo. Come sempre grazie per il lavoro bellissimo che fai nel tuo blog e per la ricchezza che trasmetti.

 
Un caro saluto,
Fabio

Pier ha risposto: Ciao Fabio, mi fa piacere risentirti e apprendere di questi tuoi cambiamenti, inoltre grazie per le tue gentili parole. Leggendo la prima parte della tua lettera ho sentito la bellezza di percepirti vicino al centro, all’essenza. Per la mente accettare l'inesistenza e l'insensatezza di ogni lavoro interiore, ricerca o trip spirituale è veramente difficile. L'ego può anche abbandonare con relativa facilità le mete “mondane”, ma quelle spirituali è veramente troppo per lui. Perché il problema non sta nelle cose del mondo, nel denaro, nel sesso o il potere, ma sta proprio nel bisogno del nostro pensiero di crearsi sempre qualcosa a cui aspirare, qualcosa da raggiungere.

La realtà, il tempio della vita è nel presente, mentre la mente esiste solo come ponte fra passato e futuro. Iniziare a comprendere tutto ciò, a sentirlo dentro le ossa e nel sangue, significa spegnere il motorino del pensiero. Leggendo la tua lettera mi dai proprio l'impressione di essere sulla soglia del tempio. Qualcosa in te inizia a percepire l'inutilità di ogni sforzo, permettendo così che le cose vengano da sole, ma qualcosa, proprio percependo questo potenziale mutamento, scalpita, resiste più che mai. Trovo tutto ciò incredibilmente bello e pregno di poesia. Il tuo vecchio ego urla nella notte preda del timore di non essere più, che cosa meravigliosa! Tu mi dirai: ma sei cretino? Prova a starci tu in quei momenti, quando tutto sembra non avere più alcun senso, nemmeno l'idea di morire, quando il corpo trema come una foglia, il cuore sembra voler uscire dalla gola e la mente gira come una trottola impazzita nel disperato desiderio di afferrare qualcosa che le possa dare una minima rassicurazione, un minimo motivo per non pensare di impazzire, di essere prossima a perdersi per sempre nell'insensatezza apparente del tutto. No, non sono cretino, è veramente un momento di grande possibilità!

La tua struttura mentale condizionata vive il suo lento quanto inevitabile crollo. È normale che tutto tremi, oscilli e urli, e se non ti opponi a questa fase di dolore e confusione tutto troverà progressivamente il suo nuovo equilibrio. Come sempre ripeto, non dobbiamo avere paura della paura! L'osservatore accoglie pienamente la paura come la gioia, con lo stesso atteggiamento, senza reprimere nulla, senza resistere o manipolare.

Cosa blocca o rallenta, più di ogni altra cosa, la risoluzione delle fasi di crisi che attraversiamo nella nostra vita? L'idea di non farcela, l'idea che non ne usciremo mai, che impazziremo. Ma queste non sono anch’esse null'altro che idee della mente, oggetti che la consapevolezza può osservare liberamente e serenamente? Io dico di sì! Quando iniziamo a sentire che nonostante in noi scorrano angoscia, ansia e paure, qualcosa nel nucleo più profondo della nostra coscienza rimane immobile e quieto, quello è il principio della fine di ogni nostro male. Questo fenomeno è il segnale dell'inizio dello scollamento della consapevolezza dalla mente condizionata. Non dobbiamo avere paura delle nostre paure, non dobbiamo trattare alcun pensiero diversamente da come tratteremmo il nostro più caro amico. Se come dicevamo all'inizio, abbiamo compreso l'inutilità di ogni meta, sforzo, desiderio di voler essere questo o quello, illuminati, saggi o uomini di successo, perché dovremmo iniziare una qualche lotta contro pensieri cupi e dolorosi? L'osservatore esisteva prima dei suoi pensieri ed esisterà anche dopo! Stai in compagnia dell'osservatore, rimani in compagnia della tua pura presenza e tutto cesserà d’essere un tuo problema. Vorrei comunque approfondire un po' di più la questione dell'angoscia che senti e che sembra risucchiarti.

Dici di percepire un cambiamento profondo in atto dentro di te, ma allo stesso tempo l'angoscia sembra riaffiorare intensa più che mai. Credo accada perché la tua struttura mentale, non volendo morire, si aggrappa alle cose che sa essere per te più malevolmente affascinanti. Sei una persona che ha sempre pensato molto, che è vissuta tanto attraverso la mente, e proprio per questo la tua coscienza è facilmente catturata dai pensieri più estremi, cadendo nella frattura e nell'attrito che sussiste fra “osservatore e cose osservate”.

Se guardi attentamente il processo mentale che compi, sono abbastanza certo che scoprirai alcune cose. Passi una giornata serena, ma quando viene la notte e tu rimani solo con la tua mente ecco che il prurito dei vecchi giochini affiora e tu non resisti, e inizi a grattarti, e più ti gratti, più senti prurito, sino a sanguinare. Ma se osservi bene, tutto ciò è un tranello che ti giochi da solo. Nella tua mente iniziano a scorrere riflessioni riguardanti lo spazio ed il tempo, l'eternità dell'universo e l'impermanenza della vita umana. Inizi a riflettere sulla possibilità della reincarnazione, che tutto sia un eterno ciclo di nascita e morte, perpetuo, dove anche se un individuo si illumina, prima o poi le cose torneranno ad essere come sono. Se ora sei in questa condizione perché non lo dovresti essere nuovamente fra un tempo indeterminato. O forse pensi: “ma anche se mi illumino, mi libero da ogni dolore, l'universo andrà eternamente avanti creando mondi su mondi, esseri che soffrono, si disperano, e tutto ciò perché? Che senso ha? Che senso ha soffrire per poi illuminarsi svanendo nel nulla, o chissà cos'altro?”. Non so esattamente quali ombre mentali ti attanagliano, ma sono certo che la tua natura è quella del miglior filosofo! Ma “se la filosofia non insegna alla mosca a uscire dalla bottiglia” è una filosofia pericolosa.

Se una reincarnazione esiste, dal mio punto di vista, potresti essere stato un accanito pensatore per molto tempo, ed ecco che ora la ruota dei tuoi pensieri è giunta alla sua ultima possibile svolta. Per chi è attratto dalla speculazione filosofica sulle domande ultime dell'esistenza, cadere nei potenti gorghi della coscienza che si impicca da sola è cosa facile e comune. Che senso ha questo universo? Che senso ha vivere per poi morire? Che senso ha tutto ciò, anche se vi fosse la possibilità di illuminarsi, di vivere estatici e beati? Vedi l'assurdità di queste domande? Che senso ha fare l'amore, avere un orgasmo, innamorarsi per poi lasciarsi? Una domanda del genere se la può porre solo chi non è innamorato e non sta facendo sesso. Capisci cosa intendo? Quando sei innamorato l'unica cosa che ti chiedi è come sia possibile che tanta gente sia infelice! E cosa dire dell'innamoramento per l'esistenza? Cosa dire di quando la coscienza ritorna alla sua sorgente percependosi parte immortale di un Tutto estatico e infinito? L'angoscia che tu senti ti può attanagliare solo sino a quando ne sarai in qualche modo affascinato, sino a quando, in qualche suo angolo, le scoverai un senso e un piacere. So che sembra assurdo, ma in qualche modo provi piacere nel crogiolarti in questi pensieri “cosmici”.

Conosci Mooji, ci sei anche stato, quindi sai che spesso paragona la mente al piede di una atleta che ha un prurito. L'atleta si gratta, il grattare dà momentaneo piacere, ma grattando aumenta il prurito, sino a sanguinare. Ecco allora che l'atleta inizia a chiedersi “ma perché questo prurito, perché mi gratto? Quel che sto facendo non ha senso!”. Non dare rilevanza a questi pensieri più di quanta ne daresti al pensiero di una mucca che scoreggia in un prato. Non sono nulla di speciale.

L'esistenza è qui, adesso, e tu non ne sei per nulla alieno, diviso, ne sei parte integrante, sei il suo respiro, il suo battito del cuore. L'angoscia nasce unicamente dall'illusione che il pensiero gioca a se stesso. Ormai credo che tu le conosca bene queste cose. L'Io si appiccica addosso mille nomi, pensieri, immagini del mondo raccolte dai sensi, attraverso l'esperienza del tatto, del gusto, della vista. Le percezioni sensoriali, più le parole che le imbrigliano e incasellano, spezzettano il flusso sconfinato e a-temporale dell'Esistenza. L'idea di me stesso con tutte le sue etichette appiccicate inizia poi a giocare con le parole-sensazioni raccolte dall'esperienza, e così il samsara non ha più fine. Così nasce l'idea di morire, di essere un nulla in un universo alieno e alienante. Ma i grandi maestri cosa ci dicono? Svegliatevi! È tutto un brutto sogno, la vita è un'unita organica, nulla mai nasce né muore, tutto si trasforma, tutto passa da uno stato di consapevolezza inferiore ad uno superiore, sino a reintegrarsi. Così è! Che senso ha? Nessun senso, è semplicemente stupendo. Che senso ha il sorriso di un bambino, la luce degli occhi di una donna che ami profondamente? La mente è proprio stronza. Se la vita non esistesse si metterebbe a chiedersi che senso a il nulla. Alla mente non va bene nulla perché non conosce nulla con il cuore. Capisci? La domanda sul senso dell’infinito e dell’eterno che ci circonda te la potrai porre all'infinito e in eterno sino a quando vorrai vivere dentro la ruota della mente. Devi fare una scelta, non v'è nulla da discutere o su cui speculare. Vuoi dare retta alle infinite, sempre uguali, più o meno sensate e attraenti chiacchiere della tua mente, o vuoi essere, vivere, godere e perderti nell’amore? È una scelta che nasce dal vedere con chiarezza l'intero meccanismo e la sua inconcludente fascinazione. O salti nella vita o rimani nel fango della mente e dei suoi condizionamenti e meccanismi. Certo è che più iniziamo a vedere quanto dolore e falso piacere ci procuri la gabbia del pensiero e più è probabile che un giorno senza nemmeno accorgercene ce ne ritroveremo fuori.

Caro Fabio, il mio consiglio è di guardare questi colpi di potente angoscia che la tua vecchia struttura ti infligge, osserva come il prurito arriva e qualcosa in te ne viene attratto, iniziando a grattarsi e così via. Più vedrai l'insensatezza di tutto ciò e più non dovrai fare alcuno sforzo per superare questi problemi. Semplicemente non vi troverai più alcun senso. Ciò che veramente non ha alcun senso è il nostro speculare sull'universo e la vita, mai queste ultime. Non credo vi sia altro da aggiungere considerando poi che la risposta, come sempre, te la sei già data tu nella domanda. “Solo ora capisco che non c’è niente da risolvere, ma c’è soltanto da accettare e da osservare anche il buio più nero, il dolore più grande, perché in quei casi, in quell’affannoso domandare c’è soltanto un problema di mente che si inceppa, che vuole risolvere problemi e affrontare cose che non le competono affatto.” Cosa possa aggiungere? In questa frase c'è Tutto! Sei sulla soglia, salta nella vita e lascia le speculazione della mente alla loro inutilità.

 
Con affetto,
Pier
 
 

Tags: Sofferenza, Aiuto psicologico, Equilibrio interiore

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Commenti   

# paula maria 2012-01-15 21:29
La stessa angoscia, ad literam, non parlo della sua illuminazione, del suo risveglio,ma dell’angoscia propria, con la identica trauma, la vivo da quarantanni, ero una bambina di quattro anni, e dopo un giorno che ho guardato a lungo il cielo , la stessa notte ho cominciato mettermi delle domandelle, e ogni notte , per anni, anni,anni, mi è stata uguale, alle notti del bambino Fabio, insonnia, il corpo cresceva diventando enorme , non mi bastava la pelle, conscia della vita, della sua insignificanza e bizzara trerrenità, pronta non arrendermi, riuscivo non impazzire solo se guardavo le stelle , la luna, le nuvole, tutta la notte, facevo il legame fra me e loro, non accettavo per niente, il ruolo che aspettava me, le cose che dovevo fare, le parti di me che dovevo sottomettere, finche ho capito che fa parte del”gioco”,che sono stata fortunata essendo cosi, altrimenti non potevo capire niente, che un essere completamente alienato dalla prima infanzia ,non attraversa tutto questo, e poi…tutto ciò che dice Dadrim. Ho cominciato provare la gioia. Adesso ogni tanto dormo ,ogni tanto imbroglio l’angoscia , faccio il suo gioco ,la prendo in giro, ci guardiamo, ci baciamo, facciamo l’amore, giochiamo le carte,come bambini siamesi, la invito a ballare,e furba , qualche volta la faccio invitare da altri, non usando dalla mia gelosia!Voi uomini ringraziate la fortuna sociale, che non vi ha dato anche dei ruoli cosi infami come abbiamo noi, le donne, e avete anche un strumento in più: il vostro orgasmo,o meglio il vostro donno di meditazione, perché noi, le donne sappiamo portare l’angoscia anche in quei momenti. Che gioia!. Un saluto a Fabio,sei un grande. A Dadrim, niente in più che i soliti: ci hai lasciati di nuovo in uno stato di delirium tremens. Niente può seguire una estasi cosi proffonda. O, forse una sigaretta...l'h o detto piano.
# nino 2012-01-15 22:04
Lsd.. di primo acchito leggere Fabio mi ha fatto venire in mente quelle meravigliose pilloline che ai miei tempi ci sgravavano del contatto con la realtà.. avevano il pregio di amplificare lo stato mentale in cui ci si trovava.. per cui mai prenderlo da tristi ma sempre da allegri.. il che a ben pensarci era un controsenso. detto ciò.. Fabio mi ha letteralmente terrorizzato, la sua capacità di percepire il peso del suo involucro corporeo è ..sovraumana.. quasi patologica, tremiti e incubi, sogni ed enigmi che accompagnano tutti noi, finalmente, senzienti in lui si fanno concreti e lasciano lividi.. una condizione alla quale, nonostante Dadrim, vorrei non arrivare mai.
nel mio piccolo, ripeto, ho risolto il "problema" spalmando sull'intero genere umano l'incapacità di prendere coscienza d'essere esso stesso Dio di se stesso, nel mio piccolo io vivo me stesso come parte di una collettività per la quale son disposto a donare la vita (oggi.. non ieri.. e domani chissà) una collettività che nasconde ai miei occhi la soluzione e difende l'errore, una collettività che si arrocca tronfia sul proprio ego ..di burro.
per questo io ho smesso di cercare in me, mi sono assolto dalle mie eventuali responsabilità del mio fallimento..
"Solo ora capisco che non c’è niente da risolvere, ma c’è soltanto da accettare e da osservare (anche il buio più nero, il dolore più grande), perchè in quei casi, in quell’affannoso domandare c’è soltanto un problema di mente.. di mente che si inceppa, che vuole risolvere problemi e affrontare cose che non le competono affatto." .. appunto !
# adelaide 2012-01-16 11:13
Sarebbe come profanare qualcosa di Sacro intervenire qui',Questo commento,da tutte due le parti, e' La Religione,quell a che si dovrebbe insegnare nelle scuole e nelle case,
Meditiamo..

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