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Spiritualità

Il Vuoto dell'anima è pieno sino all'orlo

Dal mio punto di vista il tempo è dato da due fattori. Il primo è il movimento, cioè la percezione del cambiamento delle forme. Se non vi fosse cambiamento non vi potrebbe essere una misurazione temporale. Ma ancor più importante è il secondo fattore, e cioè la consapevolezza dell’osservatore. Se non vi fosse un punto immobile che percepisce il “mondo mobile”, chi o cosa darebbe realtà e base alla dimensione fenomenica? Quando il soggetto si ritira in se stesso gli oggetti fisici vengono lasciati “fuori” dal campo della consapevolezza e ci si ritrova unicamente in compagnia degli oggetti mentali, che, a ben vedere, nel sonno riescono a generare un mondo variegato, complesso, e percepito reale quanto il mondo che esperiamo quando siamo svegli. Ciò che consente la percezione delle cose nel mondo materiale, fra i tanti fattori, è sicuramente il vuoto, ma altrettanto vale per il mondo interiore. Se fra un pensiero e l’altro, fra una sensazione e l’altra, non vi fosse una pausa, un vuoto, nulla sarebbe concepibile e percepibile. Pertanto, come nel mondo esterno il vuoto permette la differenziazione dell’esistenza, nel mondo interiore consente lo scorrere e il pulsare di ogni nostro pensiero e sentimento. Se però il vuoto che contraddistingue il mondo della materia, con tutti i suoi contenuti, ci sembra scrutabile unicamente e faticosamente attraverso l’approccio scientifico, il vuoto che abita il nostro mondo interiore ci è totalmente aperto e immediatamente sondabile attraverso la nostra diretta osservazione. Attraverso la meditazione andiamo progressivamente a disidentificarci dal flusso di pensieri e di emozioni che normalmente ci attraversa. Quando questo flusso è assente o scorre lontano, come una nuvola fuggita all’orizzonte, cosa ne è di noi? Qual è la natura intrinseca della nostra coscienza liberata dalle cose della mente?

L’osservatore liberato dalla messa a fuoco degli oggetti del mondo interiore cosa esperisce? Abbiamo parlato a lungo di come il nostro ego si basi unicamente sull’identificazione con determinate idee che abbiamo su noi stessi e di conseguenza sul mondo. Se queste idee cadono, chi siamo, come ci percepiamo? O meglio, chi percepisce che cosa? La risposta a queste domande è l’approdo ultimo dell’indagine interiore, dell’introspezione. Nisargadatta, come tutti gli altri amati maestri che abbiamo trattato fra queste pagine, afferma che l’Assoluto è un “vuoto colmo sino all’orlo” d’amore e beatitudine e che l’essenza del nostro essere è spazio infinito che tutto abbraccia, compenetra e genera.

Questi assunti, se non abbiamo mai avuto una minima esperienza o intuizione a riguardo, li possiamo momentaneamente accettare come ipotesi. Ciò che non è un’ipotesi, ma che può essere già qui ed ora sperimentato come una fatto da tutti coloro che seriamente sono intenzionati ad indagare il loro mondo interiore è lo spazio vuoto che sussiste fra i singoli pensieri e fra i pensieri e la consapevolezza che li percepisce. Per poter percepire qualcosa deve esservi una distanza fra la cosa percepita e il percettore. Ora, ciò che percepiamo varia a seconda della peculiare storia personale di ognuno, ma cosa sappiamo della consapevolezza che permette la percezione? Cosa sappiamo del nucleo più intimo e profondo di noi stessi? Solitamente nulla! Siamo così travolti dalle cose del mondo esterno ed interno da aver praticamente dimenticato l’esistenza del Fondamento che sorregge ogni manifestazione. Ci affanniamo per rendere permanenti cose che sono intrinsecamente contingenti (relazioni, possessi, corpo, denaro, piaceri), finendo così per dimenticare l’unica cosa che mai ci abbandona, la nostra stessa presenza consapevole, quello spazio che i maestri ci descrivono come “vuoto quanto colmo sino all’orlo di vera vita”.

Ora, se la nostra natura interiore è “Vuoto”, e lo spazio infinito che si estende di fronte ai nostri occhi è altrettanto sorretto dal vuoto, mi chiedo: due vuoti possono essere diversi e separati?

 
Un caro abbraccio,
Pier

Tags: Riflessioni sulla vita

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Commenti   

# Tranchi 2014-05-07 10:48
Due vuoti sono un'unico vuoto se si levano gli oggetti che sembrano dividerlo o limitarlo.e rapportarlo al nostro mondo interiore,anche se talvolta abbiamo in meditazione o in solitudine di pensiero una vaga sensazione di non so che,rimane ugualmente qualcosa di insondabile e misterioso.Ma perche' dici che lo spazio e' sorretto dal vuoto? Spazio non e' gia' sinonimo di vuoto?
Per mia personale esperienza di Meditazione,ho avuto dapprincipio diverse sensazioni di "effetti speciali",ma tu mi facesti capire che non erano questi lo scopo meditativo anche se me ne distraevano parecchio,e in ogni caso era un normale passaggio,e cioe' "passare" dal corpo o attraverso esso ,una specie di distacco che avvertivo molto intensamente,pe r entrare piu' in profondita'.Rac conto questo per dire che chi ti sta parlando fa della Meditazione costante e frequentissima pratica giornaliera,ne ho tutto il tempo che voglio perche' me lo sono voluto e creato,non medito di tanto in tanto rubando dieci minuti tra un dafare e l''altro..Ciono nostante alla tua domanda: Qual e' la natura intrinseca della nostra Coscienza liberata dalle cose mentali,rispond o:Non lo so.
Non so ancora chi percepisce o se c'e' qualcuno a percepire,un niente,un vuoto totale,talvolta anche i soliti e vaghi pensieri di sottofondo lontani svaniscono,come pure qualunque senso di spazio tra un dentro e un fuori.
Rimane solo questo vuoto,questo nulla,ma posso sicuramente affermare,dopo la Meditazione,che non l'ho percepito "colmo fino all'orlo" d'amore e beatitudine.... Oltretutto,(che rompicapo..) Chi dovrebbe descrivere cosa?chi o cosa dovrebbe sondare cosa?
Da dire pure che se la Meditazione e' osservazione attenta e passiva,e a meno che non mi addormento,cosa che puo' capitare,anche se sono profondamente radicata in quel nulla,sento lo stesso anche se piu' ovattato e distante, le cose esterne,i rumori ecc,quindi se un osservatore deve esserci,costant emente,allora,c osi',come puo' il meditante fondersi nella Meditazione?
# Dadrim 2014-05-07 20:23
http://www.dadrim.org/Meditazione/desidera-e-gode-veramente-solo-il-saggio

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