Tutti sono fondamentali, nessuno è indispensabile
Luca ha scritto: Caro Pier, in un tuo recente commento hai affermato: “tutti sono fondamentali, nessuno è indispensabile!”. Non credo di aver ben compreso questa asserzione. Mi spiego meglio: se incontro una persona per me fondamentale, che mi sta dando tanto in termini d’amore e crescita personale, come posso ritenerla non indispensabile? Mi sembra un controsenso, una specie di atteggiamento freddo e paralizzante. Vorrei sapere cosa ne pensi, forse non ho capito bene. Grazie tante!
Pier ha risposto: Caro Luca, l’affermazione che mi riporti devi rifletterla riportandola nel conteso in cui l’ho espressa. Adelaide mi chiedeva perché non rispondo ai commenti, sostenendo che un mio intervento sarebbe stato utile a condurre verso prosperi orizzonti il dibattito. In risposta a ciò ho affermato: tutti sono fondamentali, nessuno è indispensabile. Perché? Perché ritengo che vivere pienamente significhi essere nel presente, partecipare al presente, e per fare ciò si debba essere capaci di rimanere aderenti alla realtà, a ciò che effettivamente accade. Vivere nel presente significa aver compreso che quel che c’è ora fra un istante non sarà più. Ci svegliamo alla mattina e siamo con la nostra famiglia, dopo qualche minuto siamo a lavoro, con una persona, dopo poco con un’altra, poi torniamo a casa, alla sera usciamo e vediamo un amico, domani le cose cambiano ancora e così via.
Ogni istante è nuovo, diverso, imprevedibile, ecco allora che quel che accade nel presente è fondamentale ma non indispensabile. Nel senso che quel che accade nell’istante, se viene vissuto pienamente, ci trasforma, diviene parte di noi, perciò possiamo andare a incontrare l’istante successivo nuovi, cresciuti, senza doverci portare appresso l’istante precedente. Immagina un uomo che vive una profonda relazione d’amore con una donna, poi, un giorno all’improvviso lei muore. Se la loro relazione è stata per lui fondamentale, nel senso che gli ha dato fondamenta, spessore, radici, che lo ha trasformato, che è divenuta parte di lui per sempre, bene! Significa che l’amore e la consapevolezza sono accaduti. Ma se la loro relazione è stata vissuta all’interno di un pensiero “indispensabile”, con la morte della sua vitale moglie, l’esistenza di quel povero uomo smetterebbe di fluire, di crescere e di gioire. Dico questo perché so bene che troppe volte ci aggrappiamo all’indispensabile perdendo il fondamentale. Troppe volte perdiamo la fiducia in noi e nell’istante cercando di aggrapparci alle cose e al passato. Adelaide con la sua domanda mi pareva cercasse una guida, un punto di riferimento fuori da quel che la situazione e la sua comprensione potevano aver generato in quel momento.
Desideravo quindi sottolineare l’errore che dal mio punto di vista si può generare nel momento in cui si lega la nostra consapevolezza all’idea di come possa rispondere qualcuno, chiunque esso sia. Ritengo infatti che per quanto una persona ci possa essere cara, di aiuto e fidata, il nostro vivere debba sempre cercare di concretizzarsi nella massima libertà e spontaneità del presente, senza “ma se lui o lei fossero qui, ma se io facessi, dicessi, avessi o pensassi”.
La massima espressione di una relazione, per me, accade proprio quando, dopo essere stati a contatto con una persona, possiamo andarcene senza residui, sentendo che quell’incontro è divenuto indissolubilmente parte di noi, del nostro sangue, dei nostri pensieri, sentimenti, del nostro essere. Capisco Adelaide nella sua domanda, considerando quanto poco ci possano lasciare della parole scritte su un computer, ma proprio per questo ci tengo a sottolineare l’importanza di trattenere solo quel che è entrato e si è dissolto in noi senza attardarsi su quel che forse potrebbe essere ma ancora non è. Io non sono indispensabile, nessuno mi è indispensabile, ma tutti sono potenzialmente fondamentali.
Detto ciò credo sia ora più chiaro che nel mio sostenere la non indispensabilità di ogni relazione, non v’è una condizione di isolamento, chiusura o relativizzazione dell’importanza dell’altro, anzi! Solo quando ogni persona diviene per noi massimamente fondamentale e minimamente indispensabile può scaturire la possibilità di donarsi vero amore e rispetto. Solo chi è libero dalla paura del non poter vivere senza qualcosa o qualcuno è in grado di ascoltare i reali bisogni, sogni e desideri di chi gli sta accanto. Se la mia compagna o mio figlio mi sono indispensabili per vivere, come potrò accettare alcune loro scelte, alcuni loro eventuali cambiamenti, allontanamenti o il dolore che la morte, a volte troppo presto, ci consegna? Nelle “fondamenta” dell’Essere risiede l’immortalità delle nostre relazioni e del nostro amore. Nell’indispensabilità dei nostri vani desideri si nasconde ogni nostra paura e sofferenza.
Caro Luca, le parole sono sempre parziali, non possono descrivere nulla in modo completo, abbi pazienza, e ricorda che quando parlo o scrivo non ho mai la pretesa di esprimere verità o concetti immutabili, completi e assoluti. Ritengo che di immutabile esistano solo la morte e l’amore, quando questo accade, ma sfortunatamente di queste due cose più di ogni altra le parole possono dire veramente poco. Nel migliore dei casi le parole sono buone indicazioni per rimuovere gli ostacoli che bloccano la fioritura della nostra consapevolezza, ma l’amore e la morte, il mistero più profondo della nostra vita, rimane sempre muto, inafferrabile attraverso il linguaggio.
Con affetto,
Pier
Tags: Equilibrio interiore
Commenti
Buona domenica Anime festaiole
per una volta la prezzemolina Adelaide resta muta,per sentirsi onorata ed onorare e benedire i passi di chi sente il bisogno di percorrere nuovi sentieri.
In silenzio,nel silenzio,lo trovero' un (mio) senso?!!!
Buonanotte,
Anime vagabonde..
Mi è diventato così intimo, come solo il postino ha questo privilegio, il postino a cui dico un giorno ti amo, un altro ti odio. Quel poverino se non ha mai conosciuto il dubbio nelle sua vita ( ha vissuto, come pare, da sempre , con un’incorreggibi le certezza)da quando mi ha conosciuta dubita ,penso, anche della sua salute mentale; perché della mia, di sicuro si è fatto il proprio e giusto parere!
Come può pensare qualcuno, che si possa vivere sereni con la spada di Damocle sopra?! Lui, Dadrim, parla, con la sua eloquenza inimitabile e originale, proprio dell’indispensa bile…
Va bene, sarò contentissima, nel caso lo faccia! Giocherò nuda fra la mia vanità e la mia possibilità di diventare, da sola, quel che di sicuro non mi è dato di diventare: una saggia! Una saggia che divagherà lungo la contentezza di se stessa, e in parallelo, con la certezza che sono sempre fuori. Che delizia!
E, quel “fondamentale”! Quel fondamentale che è già entrato nel mio DNA, così profondo che ha prodotto un bel mutamento, anche fisico. Alle cinque del mattino, quando mi sveglio e bevo il caffè parlando con le ultime stelle, quelle che rischiano di stare faccia a faccia con me a sopportare il fumo illusorio delle mie cicche, comincio il dialogo con me stessa usando i suoi pensieri, dissecandoli, non-opponendomi al tutto, masterizzando il minimo sorso d’infangamento che è rimasto in sospeso, e tutto ciò che prima volevo pulire, curare, adesso lascio che sia, all’aspettativa del prossimo secondo, e del suo arrivo.
Ciò che penso sia diventato pesante per lui, è il ruolo che la sua parola si è assunta da sola, considerando il fatto che la parola è solo una sistema freddo e rigido, e più di una volta essa si mette come un muro tra l’uomo e l’esperienza, ma nelle sue mani ha dovuto, per forza, prendere anima. L’estasi provocata dalla parola è quasi sempre più pericolosa, nella sua dipendenza, di una droga reale (non parlo per gli altri, parlo per me: chiedo il suo intervento, la sua consapevolezza, gli metto delle domande , quando forse neanche voglio la risposta…
Anche se ci sei diventato cosi indispensabile, Dadrim, pensa che, anche noi, i tuoi lettori, siamo stati costretti a dare vita a questa parola, a personalizzarla , e, con la minima consapevolezza da parte nostra, questa Signora “Indispensabile ”, prenderà l’iniziativa di darci un calcio nel sedere, quando tu ci lascerai “soli”.
Ma, ciò che voglio chiederti adesso è di non chiedere, almeno a me, di fare qualcosa in più, che scherzare, con la tua partenza o di lasciarmi dire la mia verità . Fino ad oggi (domani ci ripenserò), riesco solo a dire: capisco benissimo il meccanismo dell’indispensa bile, ma mi da un piacere incommensurabil e, come quello di un vizio quasi perverso, o, per dire più “poeticamente”: mi da una bella spinta di vivere questa vita cosi magicamente primitiva, sensuale, spericolata. È alla mia consapevolezza che sei indispensabile! Esiste una bella canzone nella mia lingua che dice: vattene ,ma non te ne andare. Sembra molto egoistico, no? Ma a me piace tanto!
Un grosso, grande, grazioso ti voglio bene. (Ti amo lo dico troppo spesso al postino!)
Paula
Per il momento ti saluto ribadendo la mia gratitudine a tutti coloro che partecipano a questo spazio di condivisione, onestamente, intensamente, allegramente!
Un caro saluto,
D.
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