Una scarpa n°48 è grande, ma stretta per chi porta il 52!

Pier ha risposto: Caro Roberto, io non ho nessuna tecnica o strategia, non valuto nulla e non elaboro calcolo alcuno per il semplice motivo che non ho nessun fine, scopo o obbiettivo. Gli obbiettivi nascono quando si proietta un’immagine di ciò che si ritiene dovrebbe essere il futuro. Per avere uno scopo devi avere un desiderio da realizzare, ma io non ho alcun desiderio da raggiungere quando rispondo a una domanda. La mia risposta è unicamente la condivisione immediata della mia percezione del problema. Se poi qualcuno, ascoltando le mie parole, riesce a dissolvere il suo problema, bene, ma questo è principalmente merito suo.
Quando condividiamo la nostra visione delle cose per il puro piacere di vivere la relazione, il nostro significato è intrinseco all’azione che compiamo. Quando, invece, agiamo con uno scopo estrinseco, predeterminato, il nostro relazionarci non è più libero, ma manipolativo e vincolante. Un fine, per me, esiste sempre e solo in chi pone una domanda. È chi chiede che elabora la risposta, e quando la risposta rientra nel suo spazio di consapevolezza, questa può essere accettata, rifiutata o deformata nei significati. Tutto qua! Non ho una tecnica, non sono uno psicologo o uno psichiatra, non ho una profilassi, una diagnosi e una prassi. Se proprio devo cercare di definire quel faccio, la parola più adatta mi sembra essere “poesia”. Ricordo che da piccolo mi chiesero cosa volessi fare da grande? Risposi il poeta. Sorrisero. Non so se mi stia riuscendo, ma credo che la poesia sia la cosa che più si avvicina alle mie risposte. Sì, perché per me è l’essenza della vita ad essere pura bellezza e poesia, e non v’è nulla di più appagante del provare a rifletterla e trasmetterla alle persone attraverso le parole. Almeno per me. Qualcun altro userà altri strumenti e sentieri: il legno, un pennello, la cura di un figlio, di un giardino, di una città. Le vie sono infinite!
Tornando a noi, dicevo che una tecnica è utile solo per chi crede che gli individui siano tutti uguali o perlomeno sottoponibili allo stesso processo di trasformazione, ma poiché ogni essere umano è un fenomeno indefinibile e imprevedibile l’unica via percorribile è l’intuizione immediata e diretta di ciò che serve fare e dire in uno scambio da cuore a cuore.
Perché credi poi che alcune mie risposte siano diplomatiche e addolcite? Sembra che in te sia radicata la convinzione che il contatto con la realtà debba necessariamente essere un fenomeno doloroso, ma per me non è necessariamente così! La strada che ci riporta a noi stessi è dolorosa quanto riteniamo che debba esserlo, dipende solo da noi. Chi è colui che riscopre se stesso? E chi è quel se stesso da riscoprire? Siamo sempre e solo noi! Tu sei la via, il viandante e la meta!
Quando rispondo a qualcuno, l’unica cosa che cerco di fare è percepire il grado di equilibrio, sensibilità e penetrabilità della coscienza di colui che pone la domanda. Un problema di cemento necessita l’utilizzo di un martello, mentre un problema fatto di palloncini d’aria l’uso di uno spillo. Vi sono, però, a volte, anche problemi così sanguinanti e sofferenti che l’unica cosa che ci mi sento di mettere in gioco è l’ascolto, il silenzio, una garza sterile e del disinfettante. Se proprio devo trovare un fine, uno scopo, il mio fine è la persona, non certo una verità, un dio o una pace fuori dal cuore dell'uomo stesso, perché non ritengo nulla più elevato della necessità e possibilità d’amore e consapevolezza che l’uomo manifesta in sé. Infine, Roberto, sono certo che a tutti noi venga sempre affidato un compito alla nostra portata, il fatto è che non tutti desiderano portare a termine quel compito.
Tags: Riflessioni sulla vita, Equilibrio interiore
Commenti
grazie
Ecco il pezzo:
"I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono."
Solo per completezza.
Un caloroso saluto,
Stefania!!
Non so se quel che dico abbia un senso o meno, ma a me pare di si...
Con questo non voglio fare alcuna critica, perchè quel che dici mi coinvolge sempre, e sento che le tue parole portano un messaggio straordinario; è solo che spesso mi sento confusa e mi sembra di perdere il filo del discorso.
Mha?? sono proprio confusa... non che non lo fossi prima, ma ora forse lo sono ancor di più. Ormai credo di conoscerti un po', e so che tu mi diresti: bene, finalmente le tue certezze si stanno dissolvendo. Ma devo ammettere che senza certezze, per ora, non vivo molto bene...
Solo tu sai farmi del bene quanto sai frami del male!!!
Un bacio grande, grande....
Rosa
UNICO punto dolente: mi dispiace che per alculne persone parole cosi calde siano come palline che rimbalzano contro il muro e perseguono la loro vita nel dolore e nel buio senza vedermi nessun appiglio, ma forse anche questa è una cosa da accettaresenza voler cambiare nessuno.
Non sei un psichiatra mi verrebbe da dire per fortuna da un lato e peccato dall'altro, purtroppo non ho ottimi rapporti con questa classe di medici
che a mio avviso dovrebbero avero più vicini ad altre filosofie che al solo "dio farmaco" capace di togliere tutti i mali a scapito dell'anima.
quando affermo meglio un dolore vissuto sin in fondo che la morte celebrale e dello spirito causata psicofarmaci mi guardano tutti sconvolti: "ma come soffrire? tu sei pazza" mi rispondono ed io a volte triste e un pò amara dalle cose che sento rispondo "sapessi quanto bella è intensa la rinascita" e a questo punto mi guardano straniti ancora di più.
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