Tu sei libero e responsabile del mondo
Silvio ha scritto: Caro Pier, ho trentacinque anni, mezzo lavoro, una mezza casa e una domanda nella testa e nel cuore più grande di me. La crisi economica che sembra aver colpito l’intero pianeta, pare non debba finire più. I governi e le banche sembrano guidati da persone affette da disturbo bipolare. Un giorno affermano che il peggio è passato, e le borse volano, il giorno dopo smentiscono e le borse crollano.
Miliardi che vanno in fumo, o nelle tasche di pochi, e popoli che hanno sempre più fame e paura. I posti di lavoro si perdono, le grandi imprese fuggono all’estero, le piccole aziende chiudono strozzate dalla tassazione smisurata, il sistema sanitario crolla accompagnato da servizi sociali, scuole, enti pubblici… I giornali riportano quotidianamente arresti o inquisizioni di politici, dirigenti e amichetti vari. E per non farsi mancare nulla le guerre si espandono, il medio oriente è in fiamme, l’odio interreligioso divampa.
Mi sento piccolo, schiacciato da un sistema impazzito, immensamente più grande di me. Nono credo d’essere il solo a provare tutto questo, ma ciò per nulla mi consola, anzi, se possibile mi spaventa ancor più, poiché so, la storia lo insegna, che quando sempre più persone si percepiscono senza futuro, oppresse e umiliate, spesso la risposta alle ingiustizie subite è ancor più dannosa. Non credo nella rivoluzione come esplosione emotiva, cieca rabbia senza ragione e coscienza. Se ciò funzionasse non saremmo in queste condizioni. Quante volte la storia ha visto dittatori decapitati, schiacciati e scacciati da insurrezioni popolari? Tante! È servito a qualcosa? Forse per un po’ di tempo, ma poi la corruzione e l’egoismo umano tornano sempre come un male subdolo, strisciante e apparentemente ineliminabile. La Libia dei nostri giorni insegna. Il terribile dittatore Gheddafi, così descritto di punto in bianco da tutti i media, è stato ucciso, “il paese è finalmente libero”, tuonavano i nostri “politici”. I giornali parlavano della “primavera araba”, del risveglio delle coscienze, ma ora che non se ne parla più che ne è di tutto quel tripudio? I pochi articoli che sono riuscito a scovare, riportanti notizie delle “grandi rivoluzioni arabe”, raccontano di città distrutte, precipitate in guerre civili, fame e disperazione.
Insomma, se le rivolte di popolo non portano alla vera pace, se i governi sembrano più associazioni criminali che di tutela e guida dei paesi, credo, come tu stesso hai spesso sostenuto, che la risposta stia solo nell’agire sempre più consapevoli e liberi interiormente. Spesso però le menzogne e le ingiustizie che ci circondano sono così tante che a volte mi sembra di affogare nella disperazione. Come conciliare la libertà interiore con un mondo schiavo d’ignoranza, ingiustizia e violenza? Auguro vera pace e amore a tutti noi!
Pier ha risposto: Caro Silvio, che dire? Molti sostengono che stiamo attraversando una fase storica unica, decisiva per il genere umano, che ci porterà ad un nuovo ordine mondiale. Quale tipo di “ordine” non è ben chiaro, le teorie sono divergenti. V’è chi sostiene che finiremo, o già siamo, in una dittatura mondiale di capitali, e chi profetizza la nascita di una nuova coscienza globale più elevata. Queste sembrano essere le due teorie che vanno per la maggiore. Personalmente non ho un pensiero sul domani poiché credo che il futuro si crei istante dopo istante, attraverso le scelte che ogni singolo individuo compie. Nella realtà non v’è nulla di certo. I singoli individui possono cambiare le cose? Impossibile, dicono i più. Spetta ai governi, ai partiti politici, o lo faranno le corporation, gli ordini massonici, i gruppi economici più o meno segreti. Altri pensano che le cose cambieranno perché interverranno grandi anime, Dio o persino gli alieni. Personalmente mi paiono tutti pensieri poco concreti.
Il futuro lo creiamo noi tutti, istante dopo istante, con le nostre scelte e le nostre azioni. Ciò che siamo interiormente, tutti assieme, determina le condizioni della realtà esteriore che viviamo. Diciamo pure che l’esistenza fa la sua parte se l’uomo fa la sua, ma riflettiamo con calma. Da cosa sono composte le corporation, i governi, gli eserciti o le economie mondiali? Erroneamente alcuni pensano che il mondo sia governato da blocchi di potere omogenei che si reggono in piedi da soli. Non mi pare proprio, anzi, credo che i fatti confutino ampiamente questa tesi. Ogni organizzazione, gruppo, governo, società, sono il risultato dall’accadere sempre nuovo della scelta di miliardi di singoli individui potenzialmente liberi e consapevoli.
Come dicevo, ciò che siamo interiormente diviene la società che creiamo esteriormente. Se interiormente siamo avidi, impauriti e ignoranti, il mondo esterno ne sarà l’esatta copia, e quel che siamo dipende prevalentemente da noi, non certo da un ignoto potere. È proprio comodo quanto deleterio pensare che il mondo lo determini qualcuno seduto nella stanza dei bottoni. Se il mondo è malato non è solo colpa di qualche lobby economica o gruppo politico, ma è anche e soprattutto il risultato di uno stato generale di ignoranza e indifferenza delle coscienze. I mass media possono anche mentire, manipolare la realtà, i politici possono legiferare come solo dei criminali farebbero, la finanza può speculare sopra tutto e tutti, ma se ci pensiamo bene, tutto questo sistema sta in piedi unicamente se in varia misura ne siamo tutti coinvolti, conniventi o disinteressati. Insomma, volenti o nolenti questo stato di profondo disagio collettivo è merito di tutti noi, o perlomeno della maggioranza delle persone che abitano il così detto “mondo sviluppato”. Leggi sbagliate o ingiuste vengono fatte da politici ignoranti o corrotti, che a loro volta devono avere un elettorato simile o perlomeno pesantemente disinteressato. Ugualmente, giornali menzogneri devono avere giornalisti e lettori altrettanto fasulli.
Pensare che il povero cittadino non può fare nulla perché è manipolato, disinformato e condizionato significa aver gettato le “armi” prima ancora di aver capito se v’è una battaglia. Siamo condizionati dalla nostra stessa paura di vedere, pensare e cambiare: l’unica speranza è svegliarsi! La nostra mente, con tutti i suoi convincimenti, è il nostro più grande ostacolo. Un esempio? Ti ricordi, caro Silvio, perché siamo andati al fianco degli americani a bombardare l’Iraq? Per portare la democrazia, scovare e distruggere le armi di distruzione di massa che il regime possedeva, fermare i terroristi che minacciavano l’America e arrestare Saddam.
Ora, bugie così grandi le può credere solo una popolazione cieca o privata totalmente di pensiero critico e autonomo. Bisogna pensare, riflettere e studiare un pochino prima di aderire a partiti, andare in piazza a sostenere od osteggiare qualcuno: tutte cose che molti non fanno. Pensare, ascoltare, osservare, dubitare costa fatica ed è spiacevole perché quando si vede e conosce veramente si diviene liberi e responsabili di quel che accade. Da quando la democrazia si esporta e si bombarda un altro popolo perché non approviamo il governo che lo guida? Da quando è legittimo dirsi buoni e giusti e andare a uccidere chi riteniamo brutto e cattivo anche se costui personalmente non ci ha fatto nulla? E anche se stesse effettivamente commettendo orrendi crimini nei confronti della sua stessa gente, da quando si dà aiuto causando più morti e distruzione del criminale che si vorrebbe fermare? Da quando il concetto di guerra preventiva è divenuto legittimo e democratico?
Ti attacco perché forse un domani tu potresti attaccarmi. Questa è la logica della guerra preventiva, che tradotta in parole reali è l‘applicazione della legge delle giungla: il più forte fa ciò che gli pare. Questa è la realtà! Infatti, ti ricordi come è andata a finire la storia del cattivo governo iracheno e della meravigliosa democrazia che gli dovevamo importare? Le armi di distruzione di massa non sono state trovate, i terroristi di Osama Bin Laden non provenivano da quel pese, ma in compenso oggi la nazione è nel caos, dilaniata da guerre civili e bande criminali, per non parlare dell’odio profondo che cova e cresce nei confronti del virtuosissimo, giusto e benedetto Occidente. Ma come? Abbiamo bombardato un’intera nazione per sbaglio? No, no, stiamo sereni, i pozzi di petrolio son presi e ben protetti, e quell’Iraq, che era un pese economicamente forte in una zona dalle grandi risorse geopolitiche è ridotto in pezzi. Missione compiuta!
Alcuni si chiedono cosa centriamo noi in tutti questo? Migliaia di soldati che combattevano al fronte e più di metà italiani che davano il loro consenso all’invasione dell’Iraq non centrano nulla? Io direi di sì! Forse non centrano con me e te, ma noi due facciamo pur parte di questa nazione. Quindi anche noi partecipiamo a tutto ciò nostro malgrado. L’unica cosa che possiamo fare è decidere come parteciparvi. Possiamo aderire anche noi, possiamo far finta di non vedere, possiamo andare in piazza o alle convention e sostenere i politici che promuovono queste politiche o possiamo lavorare per aiutare giovani, vecchi e bambini a pensare, guardare, sentire con chiarezza l’intero movimento delle cose. Io ho scelto questa strada.
Migliaia di soldati occidentali che combattono in giro per il mondo, o non sanno perché combattono o, se lo sanno, sono più interessati al prestigio della divisa e allo stipendio, che alla ricaduta globale delle loro adesioni e azioni. Aggiungi poi che ogni soldato ha una famiglia di origine e spesso moglie e figli. Ciò significa che migliaia di soldati, più le loro famiglie, costituiscono milioni di persone che non ripudiano la guerra, ma soprattutto, che non vagliano quel che gli viene raccontato dai giornali e detto di fare dai governi. Credo sia un bel problema, non credi? E che dire di polizia, carabinieri e finanza, che invece di manganellare e arrestare politici corrotti e mafiosi spesso finiscono per divenire il braccio armato di chi dovrebbero incarcerare? Anche costoro, ovviamente, hanno a casa almeno una madre, un padre, una moglie, un figlio. Solo con l’esercito e le forze dell’ordine, abbiamo milioni di persone che se non si ribellano attraverso l’utilizzo del pensiero più vero e profondo possono divenire i tutori o gli esecutori di azioni politiche folli.
Ho raccolto un po’ di numeri. Le Forze armate italiane (Esercito, Aereonautica, Marina, Guardia di Finanza), sono composte da circa 320.000 persone. Le Forze di Polizia contano circa 210.000 unità. Quindi 530.000 uomini e donne rispondono agli ordini del Parlamento. Per ogni uomo che compone questo enorme numero aggiungi almeno un genitore, una moglie e un figlio, tanto per stare bassi con le stime. Arriviamo così a dover moltiplicare 530.000 per quattro che fa 2.120.000. Abbiamo poi 945 parlamentari, che si tirano dietro portaborse, partiti, regioni, comuni ed enti vari. E così la frittata è fatta! Che dire poi dei professori universitari? Chi dà lauree, master e riconoscimenti a tutti quei criminali che lavorano nella finanza, nelle banche e nelle corporation? E che dire degli insegnanti, dalle scuole materne, alle scuole superiori? Con questa fascia di persone ci lavoro quasi tutti i giorni e posso dire per esperienza diretta che, dal mio punto di vista, a un 20% si dovrebbe fare un monumento, a un 60% si dovrebbe dare appena lo stipendio e ad un 20% il licenziamento immediato con richiesta di risarcimento per danni psicologici.
Perché questa digressione? Per far notare con chiarezza che se le cose non vanno, se ogni gruppo lotta per i propri interessi, le guerre persistono e i giornali scrivono falsità, il merito è di una coscienza collettiva che ha fatto dell’ignoranza, dell’indifferenza, della menzogna e degli interessi di parte la propria bandiera, il proprio valore reale. Non sto attaccando le Forze dell’Ordine, gli insegnanti o qualche categoria in particolare, sto attaccando la nostra stessa coscienza nella sua totalità, sto attaccando la responsabilità di ogni singolo individuo che dorme o pensa di fare il suo interesse abusando o dimenticando chi gli sta accanto!
Come è comodo pensare che il mondo sia governato da organizzazioni occulte super potenti o da leader politici astuti e spietati. Balle! Il mondo è il risultato delle relazioni che tutti noi generiamo quotidianamente, ed è pertanto evidente che la maggior parte di noi vive in un grave stato di confusione e conflitto psicologico. Questo pianeta è infestato da un numero ancora troppo elevato di individui inconsapevoli del loro vero bene e della loro reale natura interiore, che ritengono il denaro, il potere, gli interessi privati e l’immagine di sé cose fondamentali. Se non iniziamo a comprendere che la vera rivoluzione è un fatto spirituale ed educativo, di amore e cura reciproci, non economico o di strategie politiche, le cose andranno peggiorando sempre più.
Abbiamo un'unica strada: cambiare noi stessi per cambiare il mondo. Non serve a nulla cambiare partito politico, leader o teoria sociale. Quando il cuore della maggioranza delle persone sarà cambiato i rappresentanti giusti salteranno fuori come i funghi d’autunno nel bosco perché quando la maggioranza delle coscienze sarà libera e consapevole, solo a uomini consapevoli e liberi sarà dato il privilegio di gestire posizioni di potere.
Per esempio, un Esercito formato da persone libere e consapevoli non potrà andare a combattere una guerra criminale, come Forze di Polizia non potranno massacrare persone inermi (ricordiamo la scuola Diaz?).
La vera rivoluzione inizia in noi stessi ora, se comprendiamo che la vita è un fenomeno che trova significato e pace unicamente se viene speso per superare i propri egoismi e agire con amore e cura in ogni cosa che si fa. La vera rivoluzione inizia ora, dagli insegnanti, dai genitori, da tutti gli educatori, se comprendiamo che la coscienza che ama e soffre dentro di noi e la stessa che ama e soffre in un bambino del Sud America, in una donna dell’Afghanistan, in un venditore ambulante dell’Iraq, in un operaio cinese. L’unica vera rivoluzione inizia ora, se comprendiamo che la coscienza che vive in noi, come in ogni altro essere che abita questa terra, è libera e felice solo quando riceve amore, quando lavoro per il bene comune, quando dal genio della ricerca scientifica ottiene cura e protezione per l’umanità intera e la natura. La vera rivoluzione inizia ora, se comprendiamo che la morte e la disperazione sono prodotti della guerra, delle speculazioni economiche, delle brame di potere settarie, religiose o razziali, del bisogno che l’ego ha di dominare e di ergersi su di un piedistallo per essere applaudito, servito e temuto.
Se noi adulti iniziassimo ad occuparci della pulizia delle nostre case interiori, potremmo permettere alle nuove generazioni di nascere in un mondo che non instilla odi e veleni, condizionamenti e paure di ogni sorta. Ma se non iniziamo da noi stessi da dove potremo mai partire? Ci sentiamo impotenti? Crediamo che agire nel piccolo sia inutile e così ci infiliamo nel partito o nel gruppo che riteniamo meno peggio o più potente? Queste idee sono puro veleno! Come possiamo agire in grande se le masse non sono pronte, se noi stessi non lo siamo?
Se un popolo non è pronto al cambiamento, ogni tentativo di rinnovamento è destinato a cadere nel vuoto. Può solo durare per un po’, ma poi, come sempre, i semi della corruzione che non si sono estirpati dall’animo dei molti infesteranno nuovamente gli spazi della politica, dell’economia, del lavoro e della società in generale. Condivido pienamente quel che dici, Silvio, quando affermi di non credere in una rivoluzione che è unicamente frutto di una reazione emotiva, la storia ce lo dovrebbe aver bene insegnato, ma soprattutto la nostra consapevolezza, se riflette con un po’ di attenzione, lo intuisce da sé. Tutte le rivoluzioni a cui abbiamo assistito sino ad ora non sono state altro che l’esplosione di popoli stremati dalla fame e dall’ingiustizia, ma insorgere non significa saper poi creare e mantenere una dimensione di armonia sociale e personale. Vera pace e condivisione nascono da una piena consapevolezza dei reali bisogni della più profonda natura umana. Gli sbotti dei popoli solitamente sono solo il preludio all’instaurazione di un nuovo ordine di potere nocivo. Prendiamo per esempio l’Italia di oggi.
Tutti si lamentano della classe politica e vorrebbero una cambiamento, ma questo desiderio è determinato da una reale volontà di bene comune o è dettato dal fatto che negli anni ci siamo così feriti e derubati l’un l’altro da desiderare ora un po’ di tregua? Non è forse che vogliamo un po’ di risanamento economico e sociale proprio perché non abbiamo più nulla da rubare e di cui approfittare? Se così fosse, cosa che temo, se questa crisi passerà, fra qualche decennio i nostri figli si ritroveranno a vivere le medesime nostre condizioni d’adesso se non peggio. È ciò che è già successo con la fine della prima guerra mondiale e poi ancora con la seconda. È ciò che succede da secoli, millenni!
Per questo insisto nel dire che il potere che abbiamo nelle nostre mani se agiamo consapevoli e liberi interiormente, con vera cura e amore per tutto ciò che quotidianamente facciamo e incontriamo nel nostro piccolo raggio d’azione, è enorme! L’azione che si esprime nel “piccolo” vede sempre e solo dopo l’effettivo potere di cambiamento sociale che ha avuto, anzi, solitamente lo vede senza nemmeno riuscire a comprendere quale sia stato il suo contributo: questo è l’effettivo movimento del vero cambiamento. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”. (Matteo: 6:3)
Ciò che ci deve preoccupare è unicamente la sorgente da cui sgorgano le nostre azioni e i nostri pensieri. La vastità della ricaduta che avranno socialmente è nelle mani della vita, e la vita è ben più saggia di noi. Cosa intendo? Di potenziali Hitler nel mondo ve ne sono sempre stati e ve ne sono ancora, come di potenziali grandi uomini. Il fatto che un Hitler rimanga un povero malato di mente in un manicomio o divenga il capo di una nazione non sta tanto nelle sue mani. Dipende da molti fattori, di cui il più importante è il livello della coscienza di massa. Un santo quanto un folle non possono fare nulla per i molti se le masse non lo consentono attraverso il loro sostegno diretto, la connivenza o la beata ignoranza: mi pare cosa ovvia. Dobbiamo comprendere che nella vita, in alcuni momenti, noi tutti permettiamo che alcuni individui coprano posizioni e compiano azioni che portiamo nel cuore e nella mente, per lo meno come semi.
Per molti è difficile intuire queste cose perché siamo stati condizionati da una visione della vita frammentata o dal mito del “self made man”, dell’uomo che si è fatto da sé. Fesserie a cui ci piace tanto credere! La vita è un fenomeno unitario dove il mito del “self made man” lo può raccontare solo chi si è trovato un potere tra le mani che nei fatti non sa nemmeno da dove venga. Il potere che un uomo può gestire non è mai suo, è sempre e solo il potere della vita nella sua globalità. E se osserviamo bene è proprio quando l’uomo crede di essere il creatore e il gestore del proprio potere che iniziano ad accadere le cose peggiori. Chi non comprende o non vuole vedere che il potere deriva sempre dal movimento globale dell’esistenza e che pertanto è funzionale all’intera umanità, tenta sempre di plasmarlo per il suo esclusivo interesse ritenendosene proprietario. Ma quando il potere del Tutto viene manipolato a favore della singola parte, del singolo individuo o clan, questo si perverte divenendo uno strumento di coercizione e abuso delle parti escluse. Solo chi comprende di essere unicamente uno strumento nelle mani del Tutto può utilizzare creativamente la propria energia poiché quando questa non viene frammentata da posizioni egoiche scorre infinita, tremendamente potente e trasformativa.
Il mito del “self made man” si basa sull’idea che se un individuo ha carattere, furbizia e capacità può raggiungere ciò che vuole. Non v’è dubbio che furbizia e capacità aiutino a raggiungere scopi personali più dell’ignoranza e dell’ignavia, ma se l’insieme degli eventi non è propizio nulla è sufficiente. Diciamo che queste componenti sono forse necessarie ma non sufficienti. Ciò che è veramente causa necessaria e sufficiente è unicamente la “disposizione” del Tutto. Questa disposizione di infinite combinazioni misteriose è sempre in azione, imprevedibile, e fa si che in determinati momenti un benemerito nessuno si ritrovi investito da un potere e delle possibilità che mai avrebbe potuto immaginare. Va compreso poi che il Tutto consente alla coscienza di realizzare scopi personali unicamente per impartire lezioni universali. Gli scopi personali sono sempre transitori, destinati a finire e lasciarci a mani vuote, se non “sanguinanti”. Perseguire “scopi personali” significa voler glorificare se stessi, ma poiché la nostra esistenza va verso la vecchiaia e la morte, ogni gloria dell’ego è destinata a patire la medesima sorte. Non v’è gloria del mondo e dell’ego capace di sanare il desiderio di significato che abita la coscienza più profonda e vera dell’uomo.
L’uomo, che lo sappia o meno, trova pace unicamente quando realizza quella dimensione interiore capace di dare risposta alla malattia e al dolore, alla nascita e alla morte, al tempo e al limite. Cosa può valere tutto il denaro del mondo, la fama, il successo, i piaceri e le lusinghe quando comprendiamo chiaramente che siamo costantemente esposti alla malattia, all’incidente, alla morte, al fallimento e al rifiuto? Quanti uomini potenti muoiono nell’angoscia e nella solitudine? Quante persone famose piombano nel vuoto quando i riflettori si spengono?
Qualunque arte, abilità e dote sono vane senza la luce della consapevolezza. Sono solo giocattoli con cui divertirsi per un po’ prima che si rompano o che ci vengano sottratti. Sappiamo quanto può piangere e soffrire un bambino che non ha l’amore dei suoi genitori quando gli viene portato via il suo unico giocattolo. Uguali saremo noi adulti nell’ora della morte, della perdita o del fallimento, se non scopriamo quel fiume sotterraneo e inesauribile di “luce” che regge la nostra intera esistenza e che dà senso ad ogni nostro respiro, tanto più l’ultimo. Sostengo quindi che il Tutto, la Vita, dando risposta ai nostri desideri più egoici, attraverso il dolore che inevitabilmente ci procurano, ci permette di ricercare e realizzare vera saggezza e libertà. Senza l’esperienza del male non potremmo desidera il risveglio e la comprensione del bene. Ciò che è inutilmente nocivo è la reiterazione del male, la perseveranza nell’agire senza comprendere e cambiare.
Cuiusvis hominis est errare: nullius nisi insipientis, in errore perseverare: È cosa comune l'errare; è solo dell'ignorante perseverare nell'errore. Cicerone (Filippiche XII. 5)
Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere: Cadere nell’errore è proprio dell'uomo, ma è diabolico insistere nell'errore per superbia. (Sant'Agostino d'Ippona Sermones 164, 14)
Un’ultima cosa che vorrei dire in merito alla tua lettera, caro Silvio, è che ogni generazione pensa di vivere la fase più importante e critica della storia umana; è una peculiarità dell’ego pensarsi sempre al centro dell’universo o non avere sufficienti conoscenze per notare la ripetitività della drammaticità e imprevedibilità della storia. Ma se non ci lasciamo ingannare da noi stessi e leggiamo un po’ il passato, credo che il periodo che stiamo attraversando non sia poi tanto dissimile dai precedenti per importanza e drammaticità. L’umanità sta, da tempi immemorabili, tribolando per realizzare una realtà fatta di pace e amore.
L’unica cosa che forse è cambiata è la potenza distruttiva che abbiamo tra le mani. Pensa solo alla differenza che sussiste fra i danni che poteva provocare una guerra di mille anni fa con quelli di una possibile guerra nucleare moderna. Al di là di questa differenza, poco è cambiato. Penso a mio nonno, un vecchietto, nato nel 1918, che in meno di un secolo di vita ha visto e vissuto due guerre mondiali, di cui una da soldato, l’intero periodo della guerra fredda, lo sbarco sulla luna e solo lui sa cos’altro. Cosa vuoi che possa aver pensato del mondo e di se stesso? Forse pensava che l’essere umano è un mostro, che l’apocalisse fosse vicina, che stesse vivendo i più grandi cambiamenti che la storia avesse mai trascorso. Pensa poi agli anni dell’Impero romano, il medioevo, la scoperta delle Americhe, la rivoluzione industriale e quella francese. L’uomo da sempre si sente ad un punto di svolta, peccato che sino ad ora non sia mai stato capace di cogliere il punto fondamentale, quello che dall’eccitazione e dalla paura per i cambiamenti esterni porta alla grande pace del cambiamento interiore, quello che Socrate chiamava la “seconda navigazione”.
Insomma, qualcosa di nuovo può giungere solo per chi inizia su piccola scala a fare ogni giorno verità dentro di sé e intorno a sé. Infatti, anche se il mondo domani si fermasse, le guerre si arrestassero e ognuno avesse il giusto per vivere, pensi che saremmo felici? Non moriremmo ugualmente? Non ci ammaleremmo comunque? Non saremmo comunque gelosi, possessivi, impauriti da un universo infinito, da una vita e una natura immensamente più potenti di noi che non possiamo dominare? Ed è proprio perché non vogliamo scrutare e comprendere pienamente queste enormi e inquietanti domande su noi stessi che ci affanniamo a controllare e cambiare il mondo esterno.
Pensare poi che il mondo, i politici, i massoni, le corporation o chissà cos’altro siano la causa della nostra inquietudine interiore ci procura unicamente maggiori paure e angosce, ci spinge sempre più lontani dalla soluzione reale: conoscere noi stessi. Noi non ci conosciamo e per questo ricerchiamo sicurezze e potere nel mondo esterno, ma dal desiderio di sicurezza ne consegue sempre il bisogno di difesa, e dalla difesa si genera l’offesa. È così che cominciano tutte le guerre e le violenze: per ignoranza di ciò che veramente siamo! Se risolviamo noi stessi abbiamo risolto la vita. Se liberiamo il mondo dalla nostra ignoranza e paura abbiamo reso la carità più grande, abbiamo compiuto l’unica vera rivoluzione possibile!
L’umanità intesa come massa, come maggioranza della popolazione, forse un giorno arriverà a comprende tutto ciò, ma quel giorno è lontano. Iniziamo da noi!
Pier
Tags: Crisi economica, Riflessioni sulla guerra e il conflitto
Commenti
PS: Silvio anch'io ero molto angosciato dalle cose che mi accadevano intorno a livello globale tempo fa, ero più concentrato sull'albero che cadeva e avevo fatto anche una domanda a Dadrim a questo proposito che forse potrebbe ulteriormente ispirarti; se vuoi leggerla si intitola credo "Scie chimiche, HAARP e il destino del mondo" o qualcosa di simile..
Intanto un caro saluto e buona ricerca..
1) Rispetta la Terra e l'ambiente dove devi vivere.
2) Goditi questo Paradiso Terrestre che ti e' stato concesso,miglio ralo e non distruggerlo.
3)Uomo: questa e' la donna, tua compagna, e Donna questo e' l'uomo tuo compagno, comprendetevi e sopportatevi, le differenze superatele non con l'odio che pagheranno i vostri figli; l'Amore dipende da voi e le tentazioni sono infinite. La " Felicita" dipende dal buon senso sap- piate scegliere...
4) Vivete la vita secondo la vostra coscienza, il be-ne e' gioia il male e' dolore, la tentazione una cala-
mita', il libero arbitrio una fallacia.
5) La vita e' una sola non disperderla, sappiala vive-
re secondo le tue capacita' e quelle che apprenderai durante il suo corso, accetta la durata,
lunga o breve.
6) Non odiare chi ti fa un torto, quello puoi esserlo anche tu, meno che meno ucciderlo.
7) Accetta le distorsioni della natura esse fanno
parte della vita, quali esse siano....
9) Le virtu, la bonta', la tolleranza e i vizi sono un
fardello che ti porterai addosso, sappilo amministtare.
10) SE.....LA RISPOSTA STA SOLO IN TE!
Uno scoppio che sembrava una bomba mi sveglio' completamente, era il pneumatico di un camion sulla strada...la brusca realta'. Fuori dalla
finestra il cielo plumbeo, la ´primavera non c'e' piu', la televisione annunciava le calamita' del mondo...
Peccato!
Pace!
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