Medicine omeopatiche, allopatiche e meditazione
Andrea ha scritto: Ciao Pier, per risolvere la tensione che nasce da un eccessivo flusso di pensieri e ansia basta praticare la meditazione dell'autosservazione e/o può essere utile anche l'affiancamento di terapie naturali tipo fiori di Bach o simili? Le terapie ortodosse, farmaci allopatici, psicoterapie varie come possono contribuire? Ciao e grazie.
Pier ha risposto: Ciao Andrea, dal mio punto di vista, per quanto riguarda le terapie naturali, direi di sì, possono aiutare. Premetto però che se una persona fuma, beve, mangia cibi errati o si abbandona ad altre abitudini nocive, fiori ed erbe varie servono a poco. Sostanze naturali, esercizi fisici, massaggi, servono a gran poco se alcuni fattori abitudinari dannosi non vengono individuati e rimossi. Persino la meditazione, che a mio avviso è il fattore trasformativo più potente, viene fortemente ostacolata se non si considera la persona in tutti i suoi aspetti, soprattutto eliminando le abitudini fisiche più nocive. Dico questo perché ho visto molte persone assumere sostanze naturali di tutti i tipi per attenuare ansia, pensieri disturbanti, ecc., che, però, non volendo prendere in considerazione e mutare alcune abitudini di vita particolarmente dannose, come, appunto, fumo, alcool o alimentazione, non hanno ottenuto nulla. Non sto dicendo che non si possa bere o fumare, ma che si dovrebbe divenire sempre più consapevoli di ogni nostra reazione. C'è chi fuma e non subisce particolari effetti nocivi sul proprio flusso di pensieri (ovviamente ne avrà sempre a livello fisico). C'è, però, anche chi subisce notevoli scompensi, spesso senza rendersene conto. Stesso vale per l'alimentazione e tutte le sostanze potenzialmente alteranti come caffè o alcolici. Ne consegue che una buona dieta, un'attività fisica che si ama, svolta regolarmente, senza strafare, il coricarsi regolarmente, l'assunzione di medicine naturali sapientemente somministrate e una meditazione adatta, sono la via aurea per il superamento della maggior parte dei nostri disagi. Fumo, caffè e alcolici, devono essere ben valutati negli effetti che provocano al nostro organismo. Tutti questi aspetti influenzano notevolmente la quantità, qualità e intensità del flusso dei nostri pensieri. Vorrei inoltre chiarire un punto per me fondamentale. L'esperienza, sino ad ora, mi ha insegnato a non essere aprioristicamente contrario a nulla.
La meditazione serve quanto la psichiatria, la psicologia o la naturopatia, dipende tutto dalla necessità contingente del soggetto. Per esempio, una persona che soffre gravi disturbi psichici, spesso, se pratica una meditazione non adatta facilmente peggiora anziché migliorare. Il vero problema sta nella grande frammentazione del sapere che caratterizza i nostri metodi di cura. La nostra inconsapevolezza o unidirezionalità psicologica ci guida troppo spesso verso approcci che partono da ciò che è meglio (ideologicamente) per il “curante” piuttosto che per il “curato”. E così quasi sempre il disagio interiore viene trattato farmacologicamente o psicoterapicamente. Questo approccio “autistico” fa sì che tutte le persone vengano valutate all'interno di un quadro patologico-disfunzionale. L'inquietudine che rievoca il pensiero della morte, la ricerca del senso ultimo dell'esistenza, la domanda su Dio e l'eternità, il bisogno di conoscere un amore che trascende il tempo e la sessualità sono necessità peculiari di un'anima che vive indagando. Tutto ciò non può e non deve essere inscritto all'interno di un paradigma disfunzionale, poiché, così facendo, si va a bloccare l'unica vera possibilità di realizzazione dell'individuo. Se definiamo patologico il bisogno di trascendenza dell'essere umano, condanniamo la nostra società alla banalità e alla miseria, ma purtroppo è quel che troppo spesso accade. Dal mio punto di vista, la maggior parte delle persone avrebbe bisogno d'intraprendere una ricerca esistenziale, e non d'essere imbottita di ansiolitici o antidepressivi. Un esempio su tutti: la maggior parte dei bambini considerati iperattivi (soprattutto in America, dove le prescrizioni di farmaci è più diffusa) avrebbe bisogno di giocare ed essere ascoltata, non di “ritalin” o altri farmaci. Rispetto al gran numero di persone trattate con farmaci o invitate a intraprendere una psicoterapia ritengo che veramente poche necessitino di tali risposte. Il fatto è che medici e psicologi irrigiditi nell'ortodossia del sapere spuntano come funghi, a differenza di liberi ricercatori sempre aperti al nuovo e al possibile. Le scienze umanistiche ormai vivono solo del ricordo di vecchie glorie, le religioni istituzionalizza si trincerano sempre più in loro stesse spaventate da un'umanità a cui non sanno più cosa dire. Infine, le scienze mediche incedono zoppe e pericolose, rovinate da multinazionali e varie lobbys. Tanta è la carenza d'amore e libertà di questa nostra umanità quanta è la sovrabbondanza di egoismo e desiderio di potere! Per concludere: la meditazione può aiutare, la medicina allopatica e omeopatica possono aiutare, la psicoterapia può aiutare. Fondamentale è comprendere di cosa ha veramente bisogno una persona. Ad uno psicotico non servono i fiori di Bach e la meditazione, come a un uomo angosciato e impaurito dalla violenza e dalla banalità del mondo che lo circonda non serve un antidepressivo.
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