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La vecchiaia è l'apogeo della vita

Albero nel giardino Nadia ha scritto: Ciao Pier, sono Nadia. Ti ho scritto un po' di tempo fa riguardo mio figlio. La tua risposta è stata per me un confronto molto utile e dal quale sono riuscita a modificare un po' la mia visione di alcune cose. Ma quanto è difficile! Mi continuo a chiedere perché esiste tanto egoismo, tanta cattiveria, e perché l'umanità sia arrivata a un tale stato degenerativo. Faccio l'infermiera e sono abituata ad aiutare le persone in difficoltà, ma negli ultimi anni ho riscontrato che le persone non cedono un po' del loro egoismo nemmeno quando sono sul punto di morire, anzi, a volte mi attaccano e mi mortificano come se fossi io la causa delle loro sofferenze. Cosi è molto difficile cercare di mandare avanti la mia esistenza, mi sento attaccata da tutti i lati. A volte mi chiedo se valga davvero la pena vivere questa esistenza, a volte invece guardo intorno a me e vedo un mondo in movimento, allora provo tanta gioia. Guardo mio figlio e così mi convinco che la vita deve essere vissuta anche con le sue difficoltà e con le sue frustrazioni, accorgendomi che a volte sono proprio queste a farti trovare il coraggio di vivere.

 
Ti ringrazio per l'attenzione e ti abbraccio,
Nadia

Pier ha risposto: Ciao Nadia, mi fa piacere risentirti! Per me tanto egoismo e tanta cattiveria persistono perché troppe persone vivono in mondi fatti di sogni, inconsapevoli del tempo che passa sfuggendogli sempre più dalle mani. Troppe persone vivono desiderose di possedere e fermare ogni cosa e ogni momento di piacere che incontrano lungo la loro strada, quando in verità la realtà è costituita da un mutamento costante, un dono che si riceve istante dopo istante. Tanto dolore esiste perché siamo piccoli e chiusi al cospetto di un'esistenza immensa e sempre nuova. Un'enorme sofferenza attanaglia l'umanità, ma pochi individui la percepiscono poiché il dolore e l'ignoranza del mondo si rivela solo a coloro che crescono sempre più in sensibilità e coraggio. Le persone in punto di morte svelano a chi gli sta accanto la sintesi del loro intero percorso di vita, pertanto non v'è nulla da stupirsi se proprio in quel momento diano il peggio. Il mondo è quello che è proprio perché troppi individui, durante la loro intera esistenza, non hanno saputo fare altro che depredare e distruggere o nascondersi e vegetare.

Siamo portati a pensare che almeno in punto di morte l'individuo dovrebbe redimersi, mostrarsi più docile e mansueto. Favole che racconta chi non ha mai seriamente indagato come muoiono tutti coloro che hanno trascorso un'intera vita difesi fra le mura del proprio egoismo. Qualche giorno fa una mia amica mi stava raccontando di sua madre che, da tempo malata, aveva iniziato a dare segni di follia, a suo dire, per colpa delle cure. Ma quali cure! Sua madre è sempre stata egoista, ha sempre e solo sentito i suoi bisogni e seguito i sui capricci. Tutto ruotava intorno al suo stesso pensiero. Per un'intera vita non ha mai incontrato la vita, seppur parlasse di fede e amore dalla mattina alla sera. Ma come può amare una persona perennemente travolta dalla sua emotività, alla continua ricerca di sicurezze e conferme? Poi, d'un tratto, viene la vecchiaia, la malattia, e la morte fa capolino fra le pieghe del nostro lenzuolo dove dormivamo sonni più o meno profondi. Se un individuo, nell'arco di un'intera esistenza, non è riuscito a confrontarsi con le sue piccole e grandi paure quotidiane, come ci si può aspettare che al cospetto della morte, che raffigura l'ignoto per eccellenza, possa divenire sereno e silente? La cosa che solitamente accade è una perdita di lucidità, un comune meccanismo di difesa rispetto a una paura immensa, insostenibile.

Dal mio punto di vista il livello culturale di una società lo si può verificare proprio osservando come accolgono la morte gli anziani, poiché costoro sono l'apogeo di un intero ciclo di vita, sono la sintesi del lavoro di un'intera generazione. Oggi forse sarebbe meglio non fare questo esperimento. Non si capisce più chi siano i figli e chi i genitori. Abbiamo un esercito di vecchietti che non si schioda più dalle sue poltrone. Un tempo era un piacere ed un istinto naturale cercare di passare la propria esperienza e il proprio sapere a chi, inevitabilmente, entro pochi anni, si sarebbe trovato a dover occupare le medesime posizioni. Oggi sembra che il futuro debba morire con questa generazione, sembra che il tempo, il mondo e il destino in toto debbano terminare con loro. Nessuno si ricorda più di dover morire, tutti si credono eterni, fondamentali, insostituibili. Ma non v'è nulla da temere poiché la vita disegna le sue perfette geometrie facendosi maestra attraverso ogni attore della sua commedia, anche il peggiore!

Tu dici: “Così è molto difficile cercare di mandare avanti la mia esistenza, mi sento attaccata da tutti i lati. A volte mi chiedo se valga davvero la pena vivere questa esistenza, a volte invece guardo intorno a me e vedo un mondo in movimento, allora provo tanta gioia...”. Ti capisco pienamente, ma vorrei solo aggiungere che possiamo essere attaccati da tutti i lati solo siano a quando ci sforziamo di difendere qualcosa. Ma se è vero che questo mondo è in perenne movimento, se è vero che la morte viene per spazzare via tutto ciò che v'è di vecchio, per lasciare al nuovo la possibilità di esistere, cosa abbiamo che valga la pena difendere? Cosa c'è in noi che non faccia parte del movimento stesso di questa vita, che con una mano miete e con l'altra semina? Dal mio punto di vista, più una persona si avvicina alla morte piena di cose che ritiene di dover difendere, più la si può definire vecchia e corrotta. Più una persona si avvicina alla fine leggera, perché lungo la sua strada ha saputo donare tutto ciò che aveva e abbandonare tutti i suoi pesi, più la si può chiamare giovane e innocente. Ecco allora che in quest'ultimo caso, fra un bambino che nasce e un uomo che muore è veramente difficile scorgere qualche differenza. È così difficile che a volte mi viene il sospetto che possano essere la stessa persona.

 
Un saluto,
Pier

 

Tags: Ricerca della felicità, Riflessioni sulla vita

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Commenti   

# matrice 2010-12-13 09:19
Leggendo il post di Nadia traggo una frase, c'è scritto:"molte persone non cedono al loro egoismo neanche in punto di morte".L'ego per come lo vedo io è quella cosa che nell'esistenza ti tiene in vita; ma che alla fine dei tuoi giorni è quello che ti ucciderà.A volte mi soffermo pensando a quante volte l'uomo soffre dopo aver vissuto un'esistenza appagante nonostante tutto.Mangia con gli amici, va al cinema,cè chi va a caccia per divertimento,ec c ecc ecc....Avete mai pensato al vitello?Egli vive solo per essere cibo per l'uomo.Provate a guardare nei mattatoi dove sono rinchiusi.Anche loro vorrebbero un'esistenza fatta di coccole prima di morire.Ma non gli viene concessa.Potreb be fare lo sciopero della fame e dire.TI arrangi uomo!Io non mangio,tanto lo so che fine faccio.Per fortuna che il vitello non parla e non dice la verità sull'esistenza. Caspita allora forse la vita non è quello che pensiamo normalmente.O mi sbaglio?La gente non si fa abbastanza domande e non cerca nessuna risposta,fà solo quello che l'ego gli dice.Ma l'ego è quella cosa, che un giorno,come un pesce nell'acqua, vedrà un verme attaccato all'amo, vi sarà attirato ad abboccare,per andare dritto in padella.
Ciao
Matrice
# renato farina 2010-12-13 17:41
La vita è un circolo o meglio un ciclo perfetto:nascit a-morte. La vecchiaia é una ricchezza e ultima tappa, la conclusione di una vita portata avanti più o meno serenamente, a volte tragicamente, del come hai saputo e potuto affrontarla indipendentemen te degli eventi contrari alla tua volontà e idea di vita.Il rapporto col tuo prossimo, i governi,il lavoro, la famiglia,le guerre. Sarebbe fantastico un trapasso felice con l'ultimo biglietto verso "l'infinito".Pu rtroppo non sempre è così. La perfezione non esiste la diversità fa possibile la vita e l'uomo ancora non ha capito il mistero della vita, forse mai lo capirà e inconscietement e va verso la propria distruzione..
# gianna 2010-12-13 18:50
Grazie Dadrim, nelle tue parole trovo sempre conferma alle mie riflessioni.
Guardo sempre con particolare attenzione le persone anziane cercando di scorgere in loro un insegnamento, qualcosa che mi dica cosa devo lasciare alle mie spalle man mano che procedo in questo cammino della vita, e invece trovo quasi sempre solo quelle note negative della loro essenza che probabilmente durante la loro giovinezza erano diluite, ma che la vecchiaia ha concentrato, facendo svanire, evaporare, tutto cio' che poteva esserci di buono, ma che non e' stato accudito, coltivato, amplificato, per poter poi donato in eredita'.
Ancora un grazie, della tua esistenza.
# Vanna 2010-12-13 21:34
Mia madre (85 anni) si lamenta dalla mattina alla sera sta sempre male, però si guarda bene da saltare un solo pasto, critica e giudica tutti e non si arrende mai, mia nonna (morta ad 84 anni) era attenta e passiva sempre sorridente e dolce. Sono d'accordo con Dadrim è stato il maggior benessere che gli ha procurato ciò..
"perché tutto vogliono trattenere e su tutto si sentono in diritto di pontificare..." Un Bacio
# cristiana 2010-12-14 08:47
un ricordo ad una cara vecchia zia morta nella serenita' e leggerezza che mi ha donato la forza di affrontare lunghi viaggi da sola di notte o all'alba solo per poterle stare un po' accanto ed ascoltare racconti di un mondo passato.

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