Nisargadatta Maharaj
Cara Adelaide, come proseguo del nostro incontro di ieri pubblico i seguenti frammenti tratti dal libro “Io sono quello”, spunti fondamentali di riflessione non solo per noi ma per tutti gli amici del blog.
Il Sé è al di là della mente
Visitatore: Da bambino ho provato abbastanza spesso stati di completa felicità che sfioravano l’estasi, poi sono passati. Ma, da quando sono venuto in India, sono riaffiorati, specialmente dopo averti incontrato. Eppure, per quanto siano meravigliosi, non sono duraturi. Vanno e vengono, e non so mai quando torneranno.
Maharaj: Come può esserci qualcosa di stabile in una mente che è la prima a non esserlo?
V. come posso renderla stabile?
M. Come fa una mente instabile a rendersi stabile? Ovvio che non può. La natura della mente è quella di vagabondare da una parte e dall’altra. L’unica cosa che puoi fare è spostare l’attenzione dalla coscienza al di là della mente.
Io sono quello, Nisargadatta Maharaj, pag. 19
Il testimone
V: Cosa vuol dire conoscere me stesso? Una volta che mi conosco, cosa arrivo a conoscere esattamente?
M. Tutto ciò che non sei.
V. E non quello che sono?
M. Ciò che sei lo sei già. Quando conosci ciò che non sei, te ne liberi e rimani nel tuo stato naturale. Accade tutto spontaneamente e senza sforzo.
V. E cosa scopro?
M. Scopri che non c’è niente da scoprire. Tu sei ciò che sei, e basta.
V. Ma in ultima analisi, che cosa sono io?
M. L’ultima negazione di tutto ciò che non sei.
V. Non capisco.
M. è la tua idea fissa di dover essere qualcuno o qualcosa che ti acceca.
V. Come mi sbarazzo di questa idea?
M. Se hai fiducia in me, credimi quando ti dico che sei la pura consapevolezza che illumina la coscienza e il suo contenuto infinito. Realizza questo e vivi di conseguenza. Se non mi credi, indaga dentro di te e chiediti: “Chi sono io?”, oppure fissa la mente sull’“io sono”, che è puro e semplice essere.
Io sono Quello, Nisargadatta Maharaj, pag. 25
Consapevolezza e coscienza
V. Torniamo alla questione del sonno. Tu sogno?
M. Certamente.
V. Che cosa sono i tuoi sogni?
M. Echi dello stato di veglia.
V. E il tuo sonno profondo?
M. La coscienza del cervello è sospesa.
V. Allora non sei cosciente?
M. Non sono cosciente di ciò che mi circonda, questo sì.
V. Non è che non sei cosciente di tutto?
M. Rimango consapevole di non essere cosciente.
V. Tu usi i termini “consapevole” e “cosciente”. Non sono sinonimi?
M. La consapevolezza è primordiale. È lo stato originario, senza inizio, senza fine, non causato, senza base di sostegno, indiviso e immutabile. La coscienza è per contatto, è un riflesso su una superficie, uno stato di dualità. Non può esserci coscienza senza consapevolezza, come nel sonno profondo. La consapevolezza è assoluta, la coscienza è relativa la suo contenuto. La coscienza è sempre coscienza di qualcosa, è parziale e mutevole. La consapevolezza è totale, immutabile, quieta e silenziosa. È la matrice di ogni esperienza.
Io sono Quello, Nisargadatta Maharaj, pag. 26
La persona non è la realtà
M. Il mio destino è stato quello di essere un uomo semplice e comune, un umile commerciante poco istruito. La mia vita è stata ordinaria, come i desideri che e le paure che ho provato. Quando ho realizzato il mio vero essere, grazie alla fede nel maestro e all’obbedienza alle sue parole, ho abbandonato la mia natura umana lasciando che badasse a se stessa fino all’esaurimento del suo destino. Ogni tanto accade che una vecchia reazione emotiva o mentale riaffiori nella mente, ma viene subito osservata e scartata. Dopotutto, finché si porta il fardello di essere una persona fisica, si è esposti alle sue idiosincrasie e abitudini.
Io sono Quello, Nisargadatta Maharaj, pag. 29
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