Non ci interessa l'inconscio. Siamo qui per volare
Filippo ha scritto: Ciao Pier, nella vita si è sempre trasportati da pensieri, atteggiamenti, giudizi e paure che filtrano e condizionano l’azione quotidiana ma aiutano anche a muoversi nella realtà (lavoro, compiti quotidiani ecc..). L’identificazione dell’oggetto, del pensiero o dell’emozione, che ci guidano è difficile. “Identificare” significa inoltre avere una certa capacità di prendere le distanze da pensieri ed emozioni privandoli di quella sicurezza che sembrano darci. Certo alle volte sono fonte anche di angoscia o di paura, ma possiamo risolvere tutto ciò unicamente chiedendoci chi siamo? Il sentire o l’osservare riporta sempre all’”Io” che ascolta e giudica mentre invece non dovrebbe. Cosa ne pensi?
Salute e bella vita a tutti!
Pier ha risposto: Caro Filippo, tu dici: “L’identificazione dell’oggetto, del pensiero o dell’emozione, che ci guidano è difficile”. La meditazione del “chi sono io” non consiste nell'identificare l'oggetto o il pensiero che ci guidano. Chi identifica un pensiero se non il pensiero stesso. Quando sorge un pensiero, un'emozione, un qualunque oggetto della mente, la domanda che dovremmo porci è: “A chi sorge tutto ciò?” Non dovremmo occuparci del pensiero, dell'emozione o quant’altro, per identificarli e valutarli. Fare ciò riporta nuovamente nell'attività del pensiero. La pratica del “chi sono io” insegna a non dare la minima attenzione a ciò che affiora nella mente per dimorare sempre più nella nostra pura presenza interiore attraverso la domanda, appunto: “chi sono io”. Quando sulla superficie della nostra "lavagna mentale" sorge qualcosa, immediatamente mi chiedo: “Chi percepisce tutto ciò”. L’inevitabile risposta sarà: “Io”. Ecco allora che mi interrogo sinceramente: “Ma chi sono io”. A questo punto rimango in osservazione, in ascolto, rimango nel sentire a cui rimanda la domanda, non inizio a darmi risposte, a ragionarci sopra, poiché queste risposte verrebbero nuovamente dalla mente. Spero di riuscire a spiegarmi bene, perché so che queste frasi a molti sembrano sofismi dialettici, ma se le mastichiamo con calma scopriamo che sono realtà inconfutabili.
Nessun pensiero o emozione può svelarmi la natura originaria del mio Essere poiché questi sono sempre e solo forme transitorie che affiorano dalla memoria o dall’esperienza in risposta alle sfide del mondo esterno. Come posso, Io, essere un pensiero o un'emozione? Questi vanno e vengono come le onde dell'oceano. L'oceano è un'onda? Ovviamente no! È anche un'onda, milioni di onde eterne, continue, ma è soprattutto un profondo e misterioso abisso! Simili a ciò siamo noi uomini: infinite onde di pensiero ed emozione, che corrono su di un abisso di pura Coscienza da cui tutto affiora e in cui tutto ritorna. Ogni nostra sofferenza viene dal fatto di non essere più consapevoli della nostra profondità. Viviamo in superficie, sullo specchio della mente, ignari di essere anche e soprattutto un infinito oceano di pura Coscienza.
Non stiamo mai con quel noi stessi “oceanico”, indiviso e profondo perché siamo impazziti, totalmente persi nel cavalcare mille pensieri ed emozioni. Un oceano senza onde può anche accadere, ma delle onde senza oceano sono impossibili, non ti pare ovvio. Ugualmente, l’Essere senza pensieri ed emozioni è il fondamento dell’esistenza, mentre una mente senza consapevolezza dell’Essere è semplice follia. Per noi oggi la normalità è diventata la follia perché l’ovvio è caduto nell’oblio.
Seconda frase che mi ha colpito: “Il sentire o l’osservare riporta sempre all’io che ascolta e giudica mentre invece non dovrebbe”.
Se cerco di sentire e osservare quella Presenza da cui tutto affiora, quel colui che “Io” sono, non posso ricadere nel giudizio, nel pensiero che giudica se stesso. Appena sorge un pensiero o un giudizio su quel che sto facendo, vedendo o immaginando, devo solo chiedermi, "a chi affiora questo giudizio?", per porre poi la mia attenzione alla base, nel profondo. Più rimango in ascolto di quel me, di quella percezione dell'Essere più velocemente vedrò diminuire la forza dei pensieri, delle emozioni e delle immagini che solitamente mi impediscono di stare quieto e recettivo, aperto al nuovo. Paradossalmente, quando non vi saranno più pensieri o emozioni inizierò a percepire che in me non v'è alcun me stesso, ma una semplice presenza senza confini, leggera, serena, impersonale. Se non vi sono più oggetti che occupano il campo della coscienza come può rimanere il soggetto? Il soggetto è unicamente un derivato mentale dato dalla consapevolezza del conflitto fra due pensieri - emozioni. Nella mente sorge il pensiero, "devo diventare ricco". Poi segue il pensiero, “potrei non riuscirci”. Due correnti contrarie portano la “mente io” a focalizzarsi per trovare una soluzione. Mentre questo fenomeno mentale appare e si muove la consapevolezza di fondo, paradossalmente, nonostante sia il fondamento che permette la percezione di ogni forma di pensiero ed emozioni, diviene dimentica di Sé a causa di un’identificazione eccessiva ai fenomeni. Infatti, posso “Io” essere un desidero di ricchezza, una paura di non riuscire? No! Tutte queste cose sono impressioni raccolte nel tempo, nel mondo esterno, che poi ho assimilato, memorizzato e appiccicato alla Coscienza originaria attraverso l’idea condizionata primaria: “Io sono questo corpo”. Se osserviamo bene, scopriamo che ciò che permette l’identificazione della pura Coscienza con i fenomeni impermanenti della mente è l’apparente immutabilità del corpo. Solo il corpo è capace di darci una certa continuità nel mondo dei fenomeni. Senza l’idea “Io sono il corpo” non sapremmo a chi associare le molteplici esperienze a cui andiamo in contro nell’arco di una intera vita.
Senza l’identificazione con il corpo chi potrebbe dire a chi appartengono le infinite idee che vediamo scorrere sulla “lavagna mente”? La loro origine si perde nella notte dei tempi, ma veramente poco ci interessa l’analisi dell’inconscio! Non ci interessa aggiustare le immagini archetipo di mamma e papà. Siamo qui per gettare tutti i condizionamenti e risvegliarci a ciò che è sempre stato con noi, che è sempre stato noi, ma che ci sfugge continuamente.
Tags: Psicologia, Pace della mente
Commenti
Un caro saluto a tutti i partecipanti di questo bellissimo spazio di riflessione!!!
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