Uccidere per mangiare: alimentazione, vegetarianesimo e spiritualità
Fabio ha scritto: Caro Pier, volevo sapere cosa ne pensi del vegetarianesimo. In questo periodo mi capita spesso di pensare all'ingiustizia del fatto che per nutrirsi bisogna arrecare sofferenza a un essere vivente. È un pensiero che spesso non mi da pace e che mi ricollega a tutte le ingiustizie di questo mondo commesse da noi uomini. Poi guardo la natura, e mi rendo conto che sono un’infinità le specie che si uccidono a vicenda per nutrirsi. E mi chiedo come sia possibile che Dio abbia creato un mondo così sbagliato, mettendo le sue creature in condizione di divorarsi a vicenda per sopravvivere. Certo potrei diventare vegetariano o addirittura frugivoro, ma a volte questa scelta mi dà l'impressione di una fuga da un aspetto, quello aggressivo, che è insito nella vita su questa terra. Da ciò nasce una grande frustrazione dovuta allo scontro del desiderare un mondo dove le creature possano amarsi tutte e rispettarsi con la necessità di dovermi integrare in un mondo di cui non capisco la logica.
Pier ha risposto: Caro Fabio, hai ragione, il semplice adottare una dieta vegetariana o frugivora non può essere la reale risposta al tuo problema. Il tuo problema riguarda, non solo la violenza umana, ma anche l’apparente malignità che governa la natura. Molte persone scelgono di non mangiare più carne anche se non hanno compreso tutte le implicazioni che dovrebbero portare a una scelta di questo genere. Lo fanno principalmente in risposta alla violenza che vedono insita nell’atto di mangiare esseri viventi, ma questa prima risposta non è sufficiente a comprendere l’armonia sottile che governa questo nostro universo. Ecco allora che le persone rischiano di divenire ossessionate dal bisogno di non ferire o nuocere ad altri esseri viventi, poiché il semplice atto di divenire vegetariani non può esaurire la questione sulla violenza che domina le leggi della natura, compreso, ovviante, l’uomo. Un atto veramente risolutivo non può mai venire da una superficiale reazione pratica, ma nasce sempre da una profonda comprensione esistenziale, che oltretutto non porta mai ad azioni fanatiche o dannose per l’organismo e per la psiche.
Se cerchiamo una risposta definitiva e completa dobbiamo come sempre andare a guardare nel cuore stesso della vita scendendo sempre più in meditazione, in quella che io chiamo “un’osservazione attenta e passiva” di tutto quel che accade in noi e fuori da noi. Se approcciamo le cose del mondo con questo atteggiamento mentale, piano, piano, i nostri pregiudizi si dissolvono, e lo “stato di fatto delle cose” si palesa. Osserva, lascia scorrere i tuoi pensieri, non preoccuparti di nulla, non affannarti per cose che non puoi cambiare, non cercare di risolvere nulla, rimani semplicemente in uno stato di quieta osservazione.
Come risultato dalle mie osservazioni ti posso dire che vi sono alcuni aspetti ricorrenti nel condizionamento che la nostra cultura opera sul nostro pensiero. Uno dei più forti e dannosi è l’idea di Dio come entità antropomorfa che ha creato un modo affinché gli uomini potessero vivere la loro personalissima idea di bene e giustizia. L’idea imperante di Dio rispecchia unicamente i nostri personali concetti di verità, bene, giustizia e libertà, ma quanti di noi hanno mai visto o parlato con questo Dio? Nella bibbia è scritto che Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ma chi ha scritto ciò? Un uomo ovviamente. Non sembra quindi cosa più ragionevole pensare che l’uomo abbia creato Dio a sua immagine e somiglianza? Le chiese sostengono che sia stato Dio ad aver ispirato l’uomo e ad averlo guidato nella scrittura di quei testi definiti sacri. Ma dove stanno le prove di questa affermazione? Se seguiamo questa logica, perché non dovremmo credere ad ogni persona che sostiene di aver ricevuto un messaggio da qualche entità superiore? Abbiamo decine di religioni, tutte in contraddizione fra loro, e tutte sostengono l’unicità della loro verità. A me sembra un pensiero un tantino contraddittorio. Affermassero almeno che tutte hanno ragione, ma che ognuna ha una sua peculiare prospettiva!
Quando iniziamo a pensare che un Dio ha creato il mondo affinché l’uomo potesse vivere in pace e serenità, iniziamo a creare infinite domande senza soluzione, e questo perché la prima affermazione è infondata. Su quali basi possiamo sostenere che un Dio ha creato il mondo? E su quali basi ci immaginiamo questo Dio? Quando accettiamo un assunto senza averlo attentamente valutato e verificato, abbiamo solo due strade: o iniziamo a credere a tutto quel che ci viene detto, o, se usiamo un pochino la nostra ragione, finiamo in un mare di guai, vedendo le tante incongruenze. Pensa se in un programma televisivo venisse concesso ad un logico materialista di dialogare con un sacerdote. Credo che il povero religioso avrebbe sicuramente un bel da fare per non cadere nel ridicolo. Proviamo per gioco ad ipotizzare la scambio fra i due:
Sacerdote: “Dio è sommo bene e infinito amore”.
Logico: “E il male da dove viene?”.
Sacerdote: “Dal demonio”.
Logico: “E il demonio da dove viene?”.
Sacerdote: “Era un angelo, chiamato Lucifero, nome che deriva dal latino, composto di lux (luce) e ferre (portare). Era l’angelo più vicino a Dio, per questo era detto portatore di luce, ma questa vicinanza all’altissimo lo spinse a voler superare il suo stesso Signore e Padre. Come, infatti, scrive Isaia (14,14): "Similis ero Altissimo"(Sarò simile all'Altissimo). Questo iniziò a volere Lucifero, e per questo, dopo aver perso una tremenda battaglia contro gli angeli del Signore, venne scaraventato giù dai cieli e confinato negli inferi. Da quel giorno il suo nome venne cancellato, con l’imposizione che nessuno lo pronunci mai più, e per tutti egli diventò Satana, che in lingua ebraica significa l’avversario”.
Logico: “Bella storia, ma se Dio è solo bene, come è possibile che abbia creato un angelo poi capace di muovergli battagli per sete di grandezza e potere. Come è possibile che da un’entità che è solo bene nasca un essere capace delle più basse nefandezze umane?”.
Sacerdote: “È il libero arbitrio figliolo. Dio ci ha fatti, come ogni sua creatura, liberi di scegliere”.
Logico: “Caro prete, voi a questo punto del discorso tirate fuori sempre la storia del libero arbitrio, ma non le pare che non spieghi minimamente come sia possibile tirar fuori da qualcosa che è assoluto bene del male assoluto? Quando al mattino mi alzo sereno ho il libero arbitrio di farmi il tè o il caffè, ma non mi metto a picchiare i miei figli, capisce cosa intendo? Cosa c'entra il libero arbitrio con la nascita del male? Angeli e uomini potevano avere il libero arbitrio senza dover arbitrare fra il bene e il male. Se noi possiamo arbitrare sul male, qualcuno ci avrà posto al cospetto del male, se come dite voi, noi non siamo i creatori di noi stessi…”.
Questo discorso potrebbe andare avanti all’infinito, ma non credo che per il Sacerdote le cose possano migliorare. Quando, come primo assunto, trasformiamo una metafora in un fatto, tutto quel che verrà dopo dovrà inevitabilmente essere un fraintendimento maggiore, elaborato per reggere il primo e così via. Ma una “balla” più una “balla” non fa mai una verità. Non sto rinnegando i testi sacri, sto solo cercando di chiarire che, dal mio punto di vista, quando dei racconti metaforici vengono presi alla lettera, tutto finisce inevitabilmente nell’assurdo. Se ad un ceco racconti che il sole è una palla luminosa che sta sospesa nel cielo, e questo ti prende alla lettera, il giorno che prenderà un aereo, chiederà al pilota di stare attento a non andarvi contro.
Le nostre menti sono piene di fantasie ritenute reali, metafore trasformate in verità assolute. Secoli di interpretazioni letterali dei messaggi contenuti nei testi di sacri ci hanno portato, con l’avanzare del pensiero scientifico, a perdere sempre più interesse e fiducia per la nostra stessa dimensione interiore o a credere confusamente in tante cose. Il materialismo e il nichilismo che dominano questo mondo sono anche il prodotto di una spiritualità che non è più capace di affascinare e far comprendere e sperimentare realmente la dimensione essenziale dell’animo umano.
Lasciamo pertanto il “dio persona” per un momento da parte e proviamo ad osservare i fatti. Le mie osservazioni mi dicono che nella natura v’è violenza ma non malvagità. La malvagità è una peculiarità dell’uomo. L’animale uccide per nutrirsi, senza possibilità di scelta. Il regno animale vive ancora in uno stato più o meno profondo di incoscienza di sé, perciò è insensato applicarvi i nostri concetti e le nostre emozioni. La natura, nell’uomo, invece, è divenuta potenzialmente consapevole di sé e dell’altro come entità autonome ma sostanzialmente uguali, rendendosi così capace di profonda empatia, vedendo affiorare per la prima volta un istinto di cura e conservazione della vita in ogni sua forma. Se l’uomo giungerà a piena maturazione diverrà il testimone e il custode della vita nella sua totalità.
Per questo dall’uomo ci si aspetta sempre più che non commetta immotivati e orrendi stermini di esseri viventi, considerando oltretutto che può benissimo evitare di cibarsi di animali. Attualmente però l’umanità sta evidentemente attraversando una fase di metamorfosi, dove in parte è ancora immersa nel sonno del mondo animale e in parte è entrata nella consapevole di sé e della sensibilità della vita. Risvegliarsi totalmente alla percezione consapevole della vita è il nostro grande potenziale, la nostra più grande sfida!
Se iniziassimo a conoscerci un po’ di più, comprenderemmo, in oltre, che l’assunzione di cibi costituiti dalle membra di cadaveri è nociva a livello psichico. Chi inizia ad ascoltarsi con attenzione, dopo poco tempo sente quanto l’assunzione di carne sia controproducente al mantenimento di una consapevolezza vigile. Esistono infatti specifiche diete che andrebbero seguite per chi intraprende un percorso di autoconoscenza. È anche vero però che lo stesso evolversi della meditazione/osservazione porta a comprendere autonomamente quale alimentazione sia più indicata. Infine l’apogeo dell’indagine su di sé e sulla vita giunge quando si esperisce il pieno risveglio della coscienza ed il conseguente riconoscimento della natura indivisa e sensibile di questo intero universo, percependo quindi un’impossibilità fisica, emotiva e spirituale di cibarsi di esseri viventi che vede come parte di un unico organismo. Sarebbe come per noi oggi uccidere e mangiare dei parenti. Se l’animale uccide per mangiare è cosa conforme alle leggi del mondo animale. Se l’uomo uccide per alimentarsi, spinto da bisogni di sopravvivenza, e cosa altrettanto conforme alle leggi della natura. Se uccide per puro piacere dei sensi o peggio per svago, se stermina ogni giorno milioni di animali per questioni di business e mercato è sintomo di malattia, di una metamorfosi della coscienza degenerata. So che chi da sempre è abituato a mangiare carne non può smettere dall’oggi al domani, ma se segue un naturale percorso di sensibilizzazione, progressivamente abbandonerà l’alimentazione carnivora, senza drammi o scompensi fisiologici. Alcune persone potranno anche non abbandonare mai completamente l’assunzione di carni, perché sentono che gli può essere particolarmente dannoso per l’equilibrio psico-fisico. Tutto ciò è cosa ragionevole, nulla di paragonabile all’ingordigia e all’egoismo che oggi muovono ogni nostra azione, a partire dai nostri rapporti personali, sino ad arrivare all’alimentazione.
Vorrei concludere questa nostra condivisione chiarendo il mio punto di vista sul “dio persona”. Non v’è nessuno seduto su un trono che sta a guardare questo folle e violento mondo. Se osserviamo dentro e fuori di noi son certo che giungeremo alla comune conclusione che questo universo è generato e sostenuto, attraverso ogni sua singola cellula, filo d’erba, granello di sabbia, creatura vegetale, animale, umana, visibile e a noi invisibile, da una Presenza/Essenza impersonale infinita, senza tempo, incomprensibile, indefinibile e inimmaginabile per le nostre menti. Noi uomini, che in questa Essenza siamo totalmente immersi e che d’essa siamo inconsapevoli manifestazioni, abbiamo un unico significato per cui valga la pena attraversare le tante dure prove di questo bizzarro viaggio chiamato vita: divenirne consapevoli, a Lei risvegliarci. Solo così potremo liberarci definitivamente e totalmente da ogni paura e violenza connaturate alla percezione d’essere unicamente una mente e un corpo persi in un universo infinito che vivono un giorno.
Questo risveglio, però, non può essere ottenuto attraverso le forme del pensiero, come quando si comprende una formula matematica, ma, usando una similitudine, come quando due persone si innamorano perdutamente. Se chiedi ad un amante cos'è l'amore, questo non saprà spiegartelo, alzerà le spalle e ti sorriderà. Ti potrà dire che è meraviglioso, che è la cosa che più lo rende felice al mondo, che è sacro, ma non troverà spiegazioni. Per innamorarsi non ci si può far spiegare l'amore, o lo si vive o non lo si conosce. Così è anche la sacra Presenza che regge e manifesta l'universo. L'uomo non la può comprendere, non la può descrivere, non la può pensare, ma la può sentire, la può essere se abbandona i confini del proprio ego, le sue illusioni e suoi condizionamenti. Questo è, dal mio punto di vista, la spiegazione letterale delle parole di Gesù quando afferma: Dio è amore. Dio è per l’uomo l'esperienza dell'amore sommo, della pura passione per l'esistenza intera.
Gentile Fabio, osserva, entrare sempre più in sintonia con questa misteriosa e sconfinata esistenza, perché nessuna risposta può appagarci realmente se non nasce dal nostro Essere.
Tags: Riflessioni sulla vita, Salute
Commenti
Voglio solo dire a tutti che la Natura non ci ha resi carnivori, lo siamo diventati per necessita' nel periodo glaciale, ed e' iniziato da li l'inizio dell'allevament o, ma il nostro apparato digerente non e' creato per la carne, informati e vedrete.
L'ultima cosa che voglio dire, che, se fossimo tutti vegetariani non ci sarebbe piu' fame nel mondo, le industrie alimentari divorano l'80% delle coltivazioni di cereali dei Paesi sotto sviluppati, se le cose fossero diverse, ci sarebbe cibo per per il triplo delle persone che siamo al mondo.
grazie e viva la natura
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