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Scienza e misticismo sono sempre più vicini

Anna ha scritto: Mi azzardo in una riflessione chiedendo il parere di un vero filosofo. La scienza scopre e conferma ciò che fu già scoperto partendo dalla dimensione interiore dell’uomo duemila anni fa: “Siamo, tutto e niente!”.

Pier ha risposto: Vero filosofo? Non lo siamo tutti nel momento in cui ci interroghiamo seriamente e onestamente sulla vita e sulla morte, sul significato ultimo delle nostre esistenze? Ogni uomo ha il dovere e il piacere di divenire nel tempo “filosofo”, lo pretende la sete di risposte e pace che abita la sua coscienza più profonda. Viceversa nessun uomo ha il dovere o la necessità di divenire ricco, famoso o potente. Premesso ciò passiamo alla riflessione sui nuovi passi della scienza comparati con l’antica saggezza del misticismo. Le forme che percepiamo sono una focalizzazione della consapevolezza. La materia come assoluto è uguale all'assoluto della Coscienza originaria, della nostra stessa essenza: sono la medesima cosa. In questo infinito vagano bolle di ricordi dette solitamente “mente”. Quando la consapevolezza si focalizza su queste bolle genera l'illusione che riteniamo di essere quando ci identifichiamo al pensiero "Io sono questo e quello...". Questo è l’aspetto fenomenico dell’esistenza. Meraviglioso se visto con la mente radicata nella consapevolezza di appartenere al Tutto. Doloroso se caduti nell'illusione di essere un qualcosa di piccolo, insensato, sbattuto fra desideri contrastanti e destinato a morire. La realizzazione di tutto ciò può anche essere un iniziale comprensione mentale, ma deve finire in una pura percezione interiore che accade solo nel silenzio più totale della mente e del cuore. La scienza arriverà sempre più alle conclusioni a cui sono giunti i mistici di ogni tempo e luogo, ma vi arriverà unicamente a livello intellettuale. Ed è per questo che quando la scienza dice che tutto è uno, l'anima non vi ricava il minimo sollievo. Quando lo afferma la coscienza per sua diretta rivelazione interiore è la redenzione, la fine della sofferenza.

Anna ha risposto: Sento, percepisco, anche se mentalmente, che quello che dici è verità, ma questa, tu come fai a saperla? È un sapere accademico, filosofico o percezione interiore? Se contesti lo sterile sapere scientifico, da dove affiorano le tue parole che ritieni più sentite o inconfutabili?

Pier ha risposto: Mi chiedi come faccio a sapere quel che dico? Semplice, osservo la vita. Proviamo ad osservare e ascoltare assieme. Ti pare che qualcosa possa essere separato da qualcos'altro? Non è evidente che le separazioni possono esistere unicamente nella mente identificata a delle idee alienanti? Io posso pensarmi cattolico e pertanto diverso da un'induista, posso pensare che il colore nero della pelle faccia una differenza sociale dal bianco, ma nei fatti dov'è la separazione fra me e un'induista o un nero? V'è un confine fra l'aria che respiro io e quella che respira l'altro, fra il sole che ci riscalda o la necessità di acqua e cibo che hanno i nostri corpi? V'è una differenza fra il dolore che provo io e quello che provi tu, fra la mia e la tua nascita, fra la mia morte e la tua? Le spaccature interiori, sociali, relazionali e i comportamenti malati e dolorosi che ne conseguono sono distorsioni della consapevolezza prodotte da identificazioni a pensieri vincolanti.

La sempre più evidente unità del mondo fisico-naturale, rispecchia la ben più profonda ed essenziale unità del nostro mondo interiore quando questo viene liberato dalla “nebbia” dei condizionamenti. A mio avviso osservare la natura ci porta ben più vicini alla comprensione dell'unità profonda dell'esistenza di un qualsiasi libro di filosofia o spiritualità. Il problema è che la maggior parte di noi ha ancora molto bisogno di parole. La maggior parte delle persone non riuscirebbe a stare in semplice osservazione della vita che si muove all'unisono tutto intorno a noi. Ecco allora che scrivere, riflettere, discutere e meditare sono molto importanti, almeno in principio. Insomma, la vita non conosce frammentazione, separazione, ma unicamente differenze, oltretutto molto superficiali, formali. Differenze che sono comunque e sempre prodotti del movimento del pensiero umano. Tutte le fratture profonde sono ideate e agite dalla mente, quando la consapevolezza impersonale si lega, prima all'idea “io sono questo corpo”, poi a convinzioni che generano sempre più paura, alienazione e megalomanie. Più rimuoviamo le convinzioni e le appartenenze, più diveniamo vicini alle persone e a noi stessa, due aspetti che in profondità, come dicevamo, non sono divisi, semmai superficialmente differenti. La consapevolezza liberata dall’identificazione con i pensieri utilizza le categorizzazioni e la conoscenza mentale per godere e armonizzare le superficiali differenze che sussistono sul piano fisico-materiale, sempre guidata da quel senso di bene comune e d’amore che nasce dal sapersi e sentirsi appartenenti ad un'unica vita.    

La scienza attraverso lo studio delle relazioni fra le “forme della materia" è sempre più consapevole dell'unità organica dell'universo. È però evidente che questa comprensione teoretica-pratica-fisica, anche se importante a livello empirico, soprattutto per nuovi sviluppi tecnologici, non è capace di dissipare la frammentazione che contraddistingue la mente umana e svelare direttamente alla coscienza del singolo l’unità che contraddistingue la l’essenza più profonda, la Coscienza originaria.

La scienza della materia vede e comprende l'unità nelle cose che stanno “fuori” dalla coscienza del singolo e non l'unità che risiede nel centro più profondo del nostro essere. È evidente che per quanto la scienza intuisca e approfondisca la conoscenza dell'unità dell’universo e delle infinite interrelazioni del piano materiale-organico, guerre e divisioni sociali non accennano a diminuire. V'è sicuramente più attenzione all'ecosistema, alla salvaguardia dell’ambiente, che non è cosa da poco, ma non è certo sufficiente per fare del mondo e del cuore umano posti sicuri e quieti!

Osservandoci interiormente è altrettanto evidente che unicamente l'eliminazione delle divisioni generate dall’inconsapevolezza che caratterizza la maggior parte delle coscienze umane può far affiorare amore e cooperazione reali e definitive fra le genti, superando così ogni idiota ideologia politica, religiosa o di altro genere. Queste parole a mio avviso si provano da sé. Se avessero bisogno di ulteriori conferme non sarebbero realmente essenziali, definitive. Dapprima le possiamo intuire esclusivamente a livello mentale, dal momento che il “ritrovarsi” può cominciare unicamente dal punto in cui ci si è inizialmente persi, e cioè la mente. Prima capisce la mente, poi ci si sente mancanti di qualcosa, si sente che la comprensione non è profonda, totale.

Ecco allora che si ascolta e osserva sempre più silenziosi, attenti, chiari e totalmente assorbiti, sino a vedere direttamente con il “cuore” nel “cuore delle cose e di se stessi”. All’inizio è un po’ come parlare del nuoto ad un individuo che ha paura dell’acqua e che sta seduto sul bordo della piscina. Capisce mentalmente che il segreto per stare a galla e per nuotare è l’abbandono, il rilassamento e il movimento armonico del corpo. Poi, lentamente, si immerge in acqua, magari con i braccioli, sino a scoprire per esperienza diretta che era tutto vero, possibile e che nulla serve più come sostegno. Le mia parole nascono così: un po’ dal nuotare ed un po’ dal galleggiare con i braccioli che mi hanno regalato i maestri che ho trovato lungo la via.

Certo è che anche se un uomo non sa stare ancora a galla da solo in ogni situazione, la sua incapacità non dovrebbe confutare a se stesso come a nessuno altro l’esistenza del mare infinito e della possibilità di nuotarvi liberamente e definitivamente.

Pier

 

Tags: Ricerca della felicità, Riflessioni sulla vita

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Commenti   

# Tranchi 2014-07-04 22:39
Io come persona o forma non sono la consapevolezza, ma essa attraverso la mente mi permette di vedere la mia e le altre forme,e creare il mondo.Allora anche la mente e' un'espressione della consapevolezza, no? Ma perche' quella dell'uomo differisce dal resto degli esseri viventi e le tutte le altre cose? Se la Coscienza e' unica come mai una pietra non ha la mente? E gli animali hanno vari gradi di intelligenza o coscienza? Queste bolle di ricordi con tutto cio' che segue e comprendono dette mente, che tu dici,come mai son cadute addosso solo all'uomo?Se nella creazione non esiste causa ed effetto,sembra strano che sia toccato proprio a noi umani farci accalappiare da queste bolle vaganti...
# Tranchi 2014-07-04 22:53
Sono d'accordo che la mente inconsapevole genera l'illusione che ci fa credere questo e quello e separati dal resto,ma se tutto cio' e' toccato a noi,non credi che alla fine,o al principio ci sia un disegno ben preciso a noi sconosciuto,o credi sia solo un gioco cosmico senza perche'?
# Il blog di Dadrim 2014-07-05 07:43

Le differenze sono solo nella mente. E' la mente che si perde ed è la mente che si ritrova. Non v'è scopo se non nella mente, e il suo scopo principale è trovare pace duratura.
Fra noi e un cane non v'è molta differenza. Se guardi un uomo e un topo attraverso la mente vi trovi grandi differenze. Se li guardi partendo dall'essenza non sono due cose diverse, ma espressioni della medesima vita.
Anche un topo ha i suoi dolori, i suoi parenti e la sua ricerca di dio. Tu non lo sai perché non glielo hai mai chiesto.
L'essere umano ha un'unica peculiarità: soffre così tanto di egoismo da ricercare più disperatamente di ogni altro essere la libertà. Questa condizione di acuta malattia interiore è anche la sua possibilità di massima realizzazione. Ma tutto ciò è sempre e solo un movimento del pensiero. Morto io e morto il topo torniamo entrambi alla medesima essenza.
Perché io ho voluto questa forma di vita e il topo quella da topo? Questa domanda la puoi fare solo se sei identificata alla mente in un punto specifico. Se non guardi con la mente e la sua identificazione ad una forma specifica, tu sei il topo, tu sei la persona. Sei tutto, ogni cosa, nulla in particolare e nulla in assoluto.
Ti piace questa risposta?
Se ti è servita a fare silenzio mentale e non produrre ulteriori domande bene! Se ti ha aggiunto nuove domande io aggiungo la mia ultima risposta.
Dopo tutte queste chiacchiere mistico-filosof iche, sai cosa ti dico?
La tua domanda, come tutte del resto, ha senso solo all'interno delle idee da cui parti, pertanto la mia risposta ha altrettanto poco senso, sempre che non dissolva completamente il bisogno di domandare, il punto da cui parti, i tuoi presupposti, le tue fedi e ideologie, ma se stai ancora leggendo e domandando significa che non è andata così.
Allora io ti dico che per esperienza diretta e indiscutibile so solo questo: la mente divide e teorizza. Questo suo fare è utile a livello pratico, deleterio a livello emotivo quando viene confuso con l’idea di sé.
Abbiamo solo un compito da portare a termine.
Permettere alla vita di scorrere liberamente, non intromettere la mente in cose che non la riguardano.
In questo compito ogni domanda ed ogni risposta sono, nel migliore dei casi, inviti al silenzio e all’abbandono, spesso inutili perdite di tempo.
Chi è interessato alla mente vede mille cose, mille motivi, mille destini. Chi non è più complice del pensiero non ha più nulla da dire. Ha solo un po’ di tempo da passare in amorevole compagnia di amici e parenti prima di salutare tutti e accomiatarsi.
Perché le cose sono così, perché la mente si perde, perché sto vivendo questa vita…?
Tutte queste domande sono evidenti frutti della mente confusa. Non hanno senso!
Chiederesti: perché un albero è un albero, perché l’acqua bagna, perché un bimbo sorride quando vede la mamma…?
No, spero! Però riusiamo a chiederci se la vita ha uno scopo, perché c’è la morte, che seno ha nascere?
E’ vero! In principio queste sono domande necessarie, fondamentali, ciò che distingue un dormiente da un uomo che si sta risvegliando alla consapevolezza, ma verso la fine del percorso fanno solo sorridere.


Un abbraccio
Pier
:lol:
# Giorgio 59 2014-07-16 19:32
Vai avanti tu Pier,che a me vien da ridere...un abbraccio!!!

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