I cimiteri sono pieni di sognatori.
Qual è la nostra meta?
Qual è il senso di tutto questo nostro affannarci?
C'è chi ara la terra, chi va in guerra con grandi ideali, chi insegue il successo, chi accumula denaro, chi mendica, chi lavora il ferro, chi spazza le strade, chi suona uno strumento e guadagna milioni, chi uccide per "professione", chi legifera, chi comanda, chi e ancora chi.
Dove vanno tutti questi uomini, cosa cercano realmente?
Cosa dovremmo fare noi, cosa dovremmo essere per Essere veramente?
Il lavoro è finalizzato a una meta o è un fine in sé? Molti credono che il lavoro sia solo un mezzo per ottenere qualcos’altro, altrimenti non si capirebbe come tante persone possano sopportare determinate mansioni.
Ma se il lavoro è solo una mezzo, qual è la meta ultima?
Mi chiedo se sia sensato occupare più della metà delle nostre vite lavorando per raggiungere un qualcosa che non risiede nella stessa attività che svolgiamo? Quanti di noi trovano serenità facendo il proprio lavoro? Quanti di noi svolgono un’attività, oltre che per il pane e il companatico, per il puro piacere che tale attività comporta? Non credete che la maggior parte delle persone svolga attività tese all’ottenimento di ben altre cose?
Perché dico questo? Perché credo che la meta, lo scopo, il significato primo e ultimo che dovrebbe ricercare l'umanità, e pertanto ogni singolo individuo, siano la comprensione, la libertà e l’amore.
Dobbiamo risvegliarci iniziando a vedere quanto l'Essere sia più importante del divenire. Dobbiamo iniziare a tutelare e nutrire la nostra Essenza prima e più di ogni nostra possibilità di fare e divenire sociale.
Comprensione, libertà e amore sono cose che ci sono o non ci sono, non possono essere causata da nulla, non v’è alcun mezzo che le possa afferrare, non v’è nessun capitale che le possa comprare!
Ciò che è causato è schiavo della propria causa e ne dipende, ma libertà, amore e comprensione non dipendono mai da qualcosa. Ogni cosa che poniamo come condizione alla nostra possibilità di essere liberi e amare è l'unica vera causa del nostro fallimento.
La vera libertà nasce dalla comprensione che per Essere noi stessi non dobbiamo divenire niente e nessuno, poiché noi nasciamo già come “Noi stessi”, nasciamo già come "Esseri liberi".
Sfortunatamente, anni d’educazione malata e condizionamenti sociali ci rendono individui schizofrenici, immemori del proprio Essere, della propria reale natura.
La strada verso la riscoperta del nostro Essere è, pertanto, una via a ritroso, un sentiero di eliminazione dell'inessenziale e di riappropriazione dell’Essenziale, inteso come la nostra Essenza, il nostro Essere.
È indispensabile vedere, sentire, comprendere con ogni cellula del nostro corpo che ciò che ci fa soffrire non è l’impossibilità di divenire qualcuno o di avere determinate cose, ma è il desiderio stesso di voler divenire e ottenere! È vivere senza mai esser paghi di quel che siamo e che abbiamo a renderci infelici.
Posso abbandonare solo ciò che riconosco come dannoso e inutile alla mia serenità, ma non posso cercare qualcosa che mi dia pace e amore se la condizione in cui vivo è la frustrazione. La libertà non è un oggetto e non è una meta, è l’essenza stessa della nostra coscienza!
Ricercare la felicità è uno sforzo che nasce unicamente dal sogno e dal desiderio di fuggire l'infelicità, ma se osserviamo bene, dal desiderio di fuga nasce solo ulteriore frustrazione.
Nel comprendere e vedere ciò che ci causa dolore sta la vera possibilità di liberazione.
L’unico modo che abbiamo per riappropriarci del nostro Essere consiste nell'osservare attentamente le mille idee che abbiamo lasciato germogliare nel nostro spazio interiore.
Dobbiamo chiederci perché non siamo liberi e non come si può raggiungere la libertà, poiché la libertà è una condizione a priori e non una meta in un qualche luogo da scovare.
La libertà non può essere raggiunta, ma viene a noi quando abbiamo rimosso gli ostacoli che la nascondono.
Tutto ciò che riteniamo un fine necessita inevitabilmente di mezzi, ma tutto ciò che dipende da qualcosa vive nell'ambito della causalità, della dipendenza: se non posso ottenere i mezzi, non posso ottenere il fine. Ma per quanto riguarda la nostra pace interiore nulla e nessuno possono ostacolarci, poiché non è cosa che si possa perdere od ottenerla. La nostra pace interiore risiede nella nostra stessa Coscienza quando questa è silente e sgombra da condizionamenti. La nostra pace interiore è già qui, non è in nessun luogo remoto, dobbiamo solo aprire gli occhi, dobbiamo solo risvegliarci. Ci serve solo un po' di coraggio per vedere e abbandonare le assurdità a cui abbiamo appeso le nostre vite.
L’infelicità che ci tormenta è unicamente il prodotto dell'incapacità delle nostre menti di distinguere il vero da falso, il superfluo dall’indispensabile, il "proprio sentire dall’altrui volere"!
Il nostro Essere ci viene rivelato solo quando la nostra coscienza giace immobile, slegata da fenomeni interni e da fenomeni esterni. L'Essere è la stessa Coscienza quando questa giace immobile. Nell’immobilità assoluta le scorie dei nostri passati vengono bruciate, allontanando dai nostri cuori tutto ciò che ci tormenta. Quando le ferite del passato non trovano più appigli, lentamente, ci si sente rientrare nel momento presente, ritornando a essere giovani e freschi come quando abbiamo aperto per la prima volta gli occhi su questo mondo.
Essere porta con se la capacità di riflettente la vita senza distorsioni.
Ritorno a dire che dal mio punto di vista non si può ricercare direttamente una condizione di pace e felicità, poiché ciò sarebbe solo il sogno di una mente infelice e priva di comprensione.
Quando una mente infelice ricerca la felicità, l’unica cosa che ottiene è la composizione di un mondo immaginifico.
Non si può desiderare l'estasi, non si può desiderare la comprensione.
La comprensione fiorisce dall’abbandono, dal sorgere di una fiducia incondizionata nella vita, generata dal aver visto la totale impotenza di ogni nostra azione incentrata sul nostro egoismo.
L'uomo, che lo sappia o meno, anela disperatamente alla riappropriazione del suo Essere, della sua pace e libertà interiori.
L'Essere si autorivela quando il desiderio di divenire viene visto per quel che realmente è: un inganno del nostro tempo, un’illusione del pensiero.
La via è a ritroso.
La via è dentro di noi, fuori di noi, in ogni luogo e in ogni tempo.
La meta non è alla fine del viaggio ma è il viaggio stesso.
La cosa cercata non è fuori da colui che ricerca ma è il ricercatore stesso.
La libertà non accadrà mai un giorno, ma è già qui, ora, dove è sempre stata, dobbiamo semplicemente riconoscerla!
Pier