Madre e figlio: la soluzione non sta nel problema
Nadia ha scritto: Ciao Pier, sono Nadia e ti scrivo per la terza volta, ho ancora bisogno di te e dei tuoi messaggi risolutivi e da interpretare per me stessa... Sono di nuovo sul ciglio del baratro e non riesco a tornare ne indietro ne avanti, come ti scrivevo un po' di tempo fa sono andata via da casa tre anni fa lasciando mio marito e mio figlio che adesso ha 30 anni. La situazione e le dinamiche all'interno della loro famiglia sono sempre le stesse e tentano con tutti i mezzi di ritrascinarmi dentro per ricreare le stesse sofferenze e gli stessi conflitti. Per quanto mi riguarda anche se con molta fatica riesco a starne fuori, ma chi mi preoccupa è sempre mio figlio che perde il suo tempo a discutere con il padre sciupando la sua vita. Non lavora e non riesce a vedere quanto il padre lo controlli e lo influenzi con la sua negatività. Io credimi cerco con il mio amore di portarlo fuori da tutto questo e cercare di fargli capire cosa succede, ma vengo interpretata male come se volessi allontanarlo dal padre, e non riesce a vedere quanto sia bloccato, non riesce a muoversi, a cercare un lavoro e a mandare al diavolo tutta questa situazione. Con me lui è stato tante volte molto forte con le parole e con le accuse che usa per ricattarmi sentimentalmente, ma io sono pronta a tutto, e il fatto che lui possa non volermi più vedere non ha importanza. La cosa importante per me è fargli da specchio e riflettere il suo malessere, ma questo come tu sai è rischioso. Come vedi sono in una situazione molto delicata e non so veramente che fare. Ho bisogno di aiuto, mi sento sola ed impotente. Ciao e grazie.
Pier ha risposto: Cara Nadia, mi dispiace molto sapere che le cose non si sono ancora risolte, ma sono certo che con pazienza e consapevolezza vedrai la fine di questa notte. Dici di venire interpretata male da tua figlio quando ritiene che tu voglia allontanarlo da suo padre, ma da quanto mi hai sempre detto e da quel che sento anche ora mi pare che le cose in fin dei conti stiano proprio così. Dici che tuo figlio “perde il suo tempo a discutere con il padre, sciupa la sua vita, è controllato e influenzato negativamente, non lavora...”. Se questo è ciò che vedi nella relazione fra tuo figlio e suo padre non coprendo perché tu dica di essere interpretata male.
Forse ciò che vuoi dire è che quel che fai non lo fai per una sorta di vendetta nei confronti del tuo ex marito ma lo fai unicamente partendo dal pensiero di un'oggettiva situazione di disagio di tuo figlio. Capisco e non dubito dell'onesta dei tuoi intenti, ma posso anche capire la confusione di tuo figlio nel non saper distinguere bene i fatti, le intenzioni e le condizioni emotive. Inoltre v'è da dire che mi stai parlando di un ragazzo che ormai ha 30 anni e che, pertanto, nel bene o nel male è totalmente responsabile della sua vita e delle sue azioni perché ormai adulto da un pezzo.
Nella prima risposta che ti diedi esattamente un anno fa ti dissi: “Fondamentale ritengo sia non focalizzare la tua attenzione sulla relazione che tuo figlio vive con il padre, per quanto questa possa essere nociva, poiché da lui questo potrebbe essere vissuto, più o meno consapevolmente, come un dover scegliere con chi schierarsi, con te o con il padre, e questa scelta per un figlio è sempre e comunque devastante. Se il tuo amore e la tua consapevolezza lo sapranno guidare verso la scoperta del suo centro interiore, verso la piena consapevolezza del dolore che inevitabilmente nasce dall'essere dipendenti da qualcuno, bello o brutto, buono o cattivo che sia, sono certo che autonomamente scoprirà i modi e le forme per gestire liberamente e serenamente il suo rapporto con le persone, padre compreso”...
Visto quel che mi racconti oggi vorrei cancellare una parte di queste mie parole, precisamente queste: “ ...verso la piena consapevolezza del dolore che inevitabilmente nasce dall'essere dipendenti da qualcuno”. Tu non sei la persona che può aiutare tuo figlio nella relazione con suo padre tanto più se lui non vede quel che vedi tu. Sai, uno specchio può solo riflettere lo stato delle cose: non desidera, non interpreta e non parla oltre le parole di chi lo interpella. A me pare che il tuo stato interiore sia ancora troppo legato ai desideri e ai sogni di una mamma per fare lo specchio. O sei uno specchio limpido e distaccato o sei una mamma coinvolta, le mezze vie confondo e creano dolore. Tu dici: “Io credimi cerco con il mio amore di portarlo fuori da tutto questo e cercare di fargli capire cosa succede, ma vengo interpretata male”. L'amore dal mio punto di vista non porta mai fuori da qualcosa ma unicamente dentro, dentro di sé e dentro le relazioni con cura e fiducia. Cerca di capirmi; se preoccupata da una relazione che tuo figlio vive, e che a te sembra dannosa, spendi le tue forze per fargli vedere il tuo punto di vista, per quanto corretto sia è sempre e solo il tuo punto di vista, non il suo! Così facendo ti sostituisci alla sua consapevolezza, sensibilità e intelligenza, innescando un lotta per la determinazione della libertà personale. Se il tuo ragazzo sta spendendo molte energie e tempo nella relazione con suo padre un senso vi dovrà pur essere, qualcosa sta cercando, e non è dall'uscire che potrà trovare le risposte che cerca ma unicamente dall'entrare totalmente in quel legame. Se lui cerca di entrare e tu cerchi di portarlo fuori non mi stupisco che il risultato sia una situazione sospesa, rallentata e condita da parole pesanti. Cara Nadia, so che stai facendo tutto il possibile perché lui possa essere felice, ma molto spesso la felicità viene solo dopo molto dolore e sbagli fatti in autonomia e solitudine. Essere genitori, come ribadisco sempre, per me è la prova più grande. Si è tremendamente coinvolti eppure si dovrebbe rimanere immensamente lucidi, consapevoli e disinteressati: che paradosso! Nonostante questa difficile situazione, con un po' di coraggio e tenacia, un po' alla volta, si può raggiungere l'armonizzazione di questi due stati interiori apparentemente opposti. L'amore diviene opprimente se non è sorretto dalla libertà e la libertà diviene sterile se non è intrisa d'amore.
A distanza di un anno dalla nostra precedente condivisione vorrei invitarti, se ti è possibile e ne vedi un senso, di abbandonare ogni pensiero, intenzione e angoscia rispetto alla relazione che sussiste fra tuo figlio e suo padre. Se la tua mente e il tuo cuore vivono oppressi dall'idea che hai di quella situazione, quando tuo figlio ti incontra non trova te ma l'ombra della suo rapporto con il padre, e se le cose stanno come mi racconti, questo ragazzo si trova sospeso fra due relazioni che non gli restituiscono mai la possibilità di essere qualcosa al di fuori di questa condizione di stallo. Da una parte vive il controllo esercitato dal padre e dall'altra la paura di questa condizione da parte di sua madre. Ecco allora che in qualche modo questo figlio diviene l'oggettivazione del conflitto che i suoi genitori non hanno saputo o potuto risolvere. Cara Nadia, lascia perdere l'idea della relazione fra tuo figlio e suo padre, lascia perdere la vita che pensi che il tuo ragazzo stia sprecando e lascia perdere il lavoro che ancora non ha, perché queste cose ti faranno perdere l'unica cosa veramente importante e reale che assieme potete realizzare: una relazione fatta di serenità e amore. Se una madre riesce a dare a un figlio tanto amore quanta libertà ha già fatto il dono più grande che si possa ricevere. L'amore che conosce la libertà consegna alla persona amata un'immagine fatta di fiducia, libertà e rispetto, e il miracolo vuole che ciò che l'amante vede nel suo amato l'amato lo divenga.
Abbi più fiducia nel tuo ragazzo, abbi più fiducia nel vostro rapporto, amatevi, giocate, godetevi il presente, l'istante, uscite da tutte le logiche del dolore e del passato, perché i problemi delle nostre relazioni in realtà sono problemi irrisolvibili, l'unica cosa che possiamo fare è dargli fuoco, usarli come combustibile per infiammare altre dimensioni di coscienza. Osho diceva sempre che questa vita non è un problema da risolvere ma un mistero da vivere, per me, la stessa cosa vale per le nostre relazioni, che in fin dei conti sono solo una altra parola per dire vita.
Un abbraccio,
Pier
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