Né tu né nessun altro mi può aiutare
Giovanna ha scritto: Ciao, è diverso tempo che ti seguo in modo silenzioso perché trovo che in qualche modo le tue parole mi aiutano a capire delle cose che da sola non riesco ad elaborare. Non so perché ora ti sto scrivendo, anzi, probabilmente vivo questa “richiesta d’aiuto” anche con un certo senso di fallimento perché dentro di me so che né tu né nessun altro mi può aiutare e che il segreto sta solo nell’accettare le cose così come sono. Cerco di spiegarti. Il tema centrale della mia vita possiamo definirlo “la non esistenza”. Per tutta la mia infanzia, adolescenza e parte della mia giovinezza sono stata “affamata” di riconoscimenti. Ma il mondo mi ha sempre risposto picche. Anzi, più cercavo di mettermi in mostra, più attiravo reazioni negative, come se mi ritornasse indietro questa sensazione di dover stare al posto mio. Poi succede una cosa e io capisco, devo accettare, farmene una ragione. Non vengo presa in considerazione? Ok. E, invece, periodicamente, come ora, mi ritrovo a pensare che forse potrei fare qualcosa per essere, per far vedere di che pasta sono fatta, per riscattarmi. Ogni volta ci ricado, ogni volta penso che un giorno qualcuno si accorgerà di me, parlerà di me, io mi mostrerò, otterrò finalmente i riconoscimenti che mi spettano. So che non devo ricercare il mio valore nei giudizi degli altri, però questa sensazione è drammaticamente più forte di me. Devo accettare questo non-essere, ma se continuo ad avere speranza in qualcosa di diverso, vuol dire che non l’ho accettato e quindi superato. Può succedere che uno veda chiaramente qual è la prova che la vita gli sta mettendo davanti e non riesca ad accettarla?
Pier ha risposto: Gentile Giovanna, inizi la tua lettera dicendo: "...vivo questa “richiesta d’aiuto” anche con un certo senso di fallimento perché dentro di me so che né tu né nessun altro mi può aiutare e che il segreto sta solo nell’”accettare” le cose così come sono". Dal mio punto di vista accettare le cose come sono significa anche accettare di sentire il bisogno di chiedere aiuto quando questo affiora. Significa accettare di sentirsi confusi e fragili. L'accettazione è il principio della vera forza, e il sapere di avere bisogno di aiuto è l'inizio della libertà da ogni forma di necessità e dipendenza. Dipendente è chi non sa di vivere aggrappato a qualcosa o qualcuno. Chi chiede aiuto e sa di chiederlo è già libero per metà! Inoltre ritengo che non sia tanto l'aiuto che riceviamo a darci le risposte, quanto la nostra consapevolezza d'essere in difficoltà, che più diviene chiara e pressante, più trova da sé saggie risposte e cure adeguate. Un vero maestro non può aiutare una persona che non è aperta e pronta a farsi guidare, ma, paradossalmente, un benemerito scemo può aiutare chi è assetato di verità, poiché chi ha tremendamente fame d'amore e libertà diviene capace di vedere anche nel buio e di sentire nel silenzio. È la nostra stessa fame a divenire sazietà quando comprende di potersi sfamare unicamente di se stessa.
Detto ciò, tutto parte da te e tutto ritorna a te, il “cosa e come” dipendono unicamente dalla tua intensità, onestà e apertura, perché più siamo intensi, onesti e sensibili, più siamo capaci di vederci, conoscerci e incontrarci per quel che realmente siamo oltre ogni condizionamento. Un desiderio totale porta inevitabilmente a un appagamento totale, infatti, il nostro problema principale non sta tanto nel non sapere cosa fare e dove andare, ma nel non vivere intensamente e totalmente. Chi vive con totale intensità, in breve tempo, inevitabilmente, smetterà di perseguire ciò che gli è dannoso, e inizierà a scoprire quel che è sano e naturale. La frammentazione e la debolezza d'intenzione sono le cose più dannose. Come superarle? Osservando, ponendo piena consapevolezza alle motivazioni che ci spingono, perché più diveniamo consapevoli dei desideri contradditori che coltiviamo, più li abbandoniamo, avendo di conseguenza sempre più energia da poter investire in un unico punto.
Prosegui la tua lettera dicendo: “Il tema centrale della mia vita possiamo definirlo “la non esistenza”. Per tutta la mia infanzia, adolescenza e parte della mia giovinezza sono stata “affamata” di riconoscimenti. Ma il mondo mi ha sempre risposto picche.”
Molti, troppi, cercano negli altri l'appagamento dei propri fini. Le scuole ci preparano unicamente a divenire dei più o meno efficienti lavoratori, il lavoro ci rende poi dei più o meno efficienti ingranaggi del sistema economico, il sistema economico, infine, ci trasforma in più o meno potenti consumatori. Consumiamo tutto: relazioni, amore, famiglia, figli, ambiente. Abbiamo trasformato ogni cosa in una semplice equazione: lavori per guadagnare, guadagni per comprare, compri per dimenticare il fatto che non sai perché lavori, guadagni e vivi. È un circolo vizioso dove tutto è raggiungibile, tutto è acquistabile. è solo una questione di prezzo o compromesso. Hai una macchina potente? Puoi farci salire una donnina vestita alla moda. Hai una casa grande, un buono stipendio e un lavoro di prestigio? Puoi sposarti la donna o l'uomo con altrettanto stipendio e prestigio. Hai un posto di potere? Avrai un sacco di lusinghe, cesti di natale e lettere di omaggi. Hai chiuso l'azienda per fallimento? Hai almeno una corda e un albero? Tutto segue una logica di non esistenza, e tutto continuerà a seguirla se persistiamo a guardarci l'un l'altro come il cane guarda il suo osso. Sino a quando le persone cercheranno in chi gli sta accanto unicamente l'appagamento del proprio egocentrismo, la non esistenza sarà la norma.
Gentile Giovanna, non sentirti aliena fra la tua gente, sentiti pure un alieno in ottima compagnia: aliena fra alieni, in un mondo alienato. Ma soprattutto rallegrati perché almeno tu ti rendi conto di essere un alieno, quando la maggior parte delle persone vive convinta che questa sia la vita migliore possibile. Ma cosa significa essere alieni? Alieno deriva dal latino “alius” che significa “che appartiene ad altri”. Dal mio punto di vista non v'è parole più significativa, capace di spiegare e riassumere meglio la causa fondamentale di ogni nostro male. Abbiamo perso la capacita di appartenere alla vita, alle relazione nel loro immotivato, gioioso e giocoso accadere. Apparteniamo ad altri! Ma chi sono questi altri? Sono le mille idee che abbiamo rispetto a come dovremmo essere e cosa dovremmo fare e ottenere per essere amati, accettati, accolti. Apparteniamo a delle idee, a dei condizionamenti, a dei comandi che ci dividono, che ci pongono gli uni contro gli altri, fratello contro fratello, padre contro figlio, madre contro figlia, uomo contro uomo, ma soprattutto contro noi stessi.
Questo è il male più grande, il peccato assoluto: essere dividi nella propria Coscienza. L'un con l'altro alimentiamo l'orrenda angoscia di dover essere qualcosa o qualcuno per meritare amore e rispetto, sino a far scendere questa aberrazione così in profondità, dentro noi stessi, da ritenere di non meritare nemmeno più la nostra stessa esistenza, il nostro amore personale. È così che le persone si rendono mentalmente schiave, capaci di accettare lavori umilianti, governanti miserabili, frutto di un popolo miserabile. Alieni a noi stessi diveniamo unicamente dei miserabili, dei mendicanti della coscienza, la cosa peggiore. I mendicanti che passeggiando per le strade delle città vengono biasimati di continuo, ma da chi? Da mendicanti ben vestiti, che proprio a causa dei loro vestiti non sono nemmeno più capaci di riconoscersi in tutta la loro miseria.
Dici poi: “E, invece, periodicamente, come ora, mi ritrovo a pensare che forse potrei fare qualcosa per essere, per far vedere di che pasta sono fatta, per riscattarmi. Ogni volta ci ricado, ogni volta penso che un giorno qualcuno si accorgerà di me, parlerà di me, io mi mostrerò, otterrò finalmente i riconoscimenti che mi spettano”.
Il problema è che tu già sei! Non puoi fare nulla per essere, lo vedi l'inganno? Pensi di dover fare qualcosa perché ti hanno insegnato che così come sei non meriti amore e non puoi essere libera e felice, ma le cose sono esattamente l'opposto. Tu sei già ciò che devi essere e non v'è nulla di più sacro e libero, stai solo cadendo in brutti sogni frutto di pensieri ed emozioni condizionati. Riscatta te stessa, mostra ai tuoi stessi occhi la pasta con cui è fatta la tua Coscienza, accorgiti di te! Questo devi fare, null’altro. Grazie a questo riscoprirti potrai iniziare ad amare e lasciarti amare veramente, liberandoti definitivamente da quel senso di alienazione che ti tormenta. Non ti spetta nessun riconoscimento dal “fuori”. Pensi che vi sia riconoscimento più grande e duraturo di quello che tu puoi dare a te stessa quando senti di vivere pienamente libera e serena per quel che sei, quel che fai e come lo fai? Io dico di no, assolutamente no! I riconoscimenti del mondo vanno e vengono con le mode, gli umori della gente sonnambula, mentre il riconoscimento della tua Coscienza è eterno. Dici che la sensazione di dover ricercare il tuo valore negli altri è più forte di te. Ascoltala, osservala sino a quando ti apparirà nella sua totale inutilità. Se la senti ancora forte significa che una parte di te ha iniziato a ritenerla sciocca e dannosa, mentre un’altra parta le crede ancora.
Come dicevo all’inizio di questa lettera, è la totalità delle nostre azioni che ci trasforma. Porta la temperatura a 100 gradi e vedrai che l’acqua bollirà. Fidati di queste parole e sposta tutta la tua energie e attenzione su te stessa. Quando dici di percepire una sensazione più forte di te, invece di lottare o abbandonarti alla sensazione rimani con “colei” che la percepisce. Ascolta la sorgente, rimani in compagnia di te stessa e del tuo centro. Più presti attenzione a quella “presenza” che percepisce, più cala l’intensità della cosa percepita. Ci vuole solo un po’ di tempo, un tempo che è determinato dalla fiducia e dal desiderio che hai di uscire da vecchi schemi dolorosi. Quando lavori, parli e agisci fallo tenendo la tua consapevolezza su di te, non lasciare che il pensiero vada randagio alla ricerca del consenso dell’altro. Quando ti accorgi del passare di pensieri giudicanti dagli l’attenzione che daresti al camion dell’immondizia. Fai ogni cosa come se fosse un dono, un momento irripetibile, uno spazio e un tempo che la vita ti offre perché desidera tremendamente la tua partecipazione, la tua celebrazione. Queste non sono parole consolatorie, per me sono l’unica realtà, e lo saranno anche per te se smetterai di disperdere la tua energia in direzioni fallimentari per natura. Infine dici: “Può succedere che uno veda chiaramente qual è la prova che la vita gli sta mettendo davanti e non riesca ad accettarla?”
Dal mio punto di vista la vita ci pone al cospetto di un’unica prova: conoscere il nostro Essere, la nostra vera innata natura interiore. Tutte le altre prove sono momentanee o passaggi comunque utili al raggiungimento dell’unica prova a cui costantemente ci chiama l’esistenza. Se vedi chiaramente qual è la vera prova della vita non puoi non accettarla perché sei tu stessa, la tua essenza, essere o come vogliamo definire l’indefinibile. Se hai fiducia in questa strada provala con tutta te stessa, tanto se non lo fai ora lo farai comunque un giorno perché dalla Essere veniamo, nell’Essere viviamo e nell’Essere ritorniamo. Quanto tempo rimandiamo questa comprensione è solo una faccenda di paura e sopportazione del dolore.
Tags: Sofferenza, Aiuto psicologico
Commenti
oppure cara Giovanna.. ti ignorano perchè ti vedono ...assente poco partecipativa distante.. in ogni modo ti hanno preso in considerazione al punto da giudicarti o una cosa o l'altra.. ma il vero problema è: TU HAI VERAMENTE BISOGNO DI LORO ??
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