La mia compagna mi ha lasciato
Sandro ha scritto: Dopo diciotto anni la mia compagna mi ha lasciato. D'un tratto il mondo è diventato grigio. Ogni cosa mi riconduce a lei, non riesco ad uscire di casa. In diciotto anni credo che la mia mente si sia formata con quella figura di riferimento. Non riesco più a fare nulla. Vado a lavorare per non stare chiuso in casa. Tutto ciò che faccio mi pare assolutamente inutile. Ho la morte nel cuore. Ero abituato a condividere con lei ogni momento. Adesso mi sento un vuoto intorno insormontabile. Non esiste un tasto "format" per il cervello? Troppi fantasmi mi perseguitano, la vedo ovunque. Hai due parole per me? Grazie infinite!
Pier ha risposto: Che parole posso spendere se non un rinnovato invito al risveglio interiore, alla ricerca del fondamento ultimo delle nostre esistenze? Solo queste parole posso donarti! Stai vivendo una morte? Bene, vivila sino in fondo, perché solo una morte totale permette un “format” totale del cervello. Se fai le cose a metà diverrai uno dei tanti zombie che ci circondano. Ma di quale morte sto parlando? Sto ovviamente parlando dell’unica vera e meravigliosa morte, la morte dell’attaccamento, della dipendenza, del bisogno malato delle cose e delle persone, di quella parte di noi che si trincera nelle memorie, nelle abitudini, in ciò che non può durare ma che vorremmo trattenere per sempre.
Muori al passato, rinnovati istante dopo istante, vivi ogni giorno come se fosse il primo. Solo così possiamo svuotarci interiormente per fare spazio al Fondamento, la bellezza di quella Vita che mai si ripete, mai annoia o delude e che risponde definitivamente ad ogni nostra inquietudine. Cerchiamo fra le cose del mondo, coltiviamo memorie, abitudini e fissità nella speranza di trovare gioia e sicurezza, ma paradossalmente è proprio questo movimento del pensiero a generare una sempre più intensa paura interiore, uno stato della coscienza che definirei “non vita non morte”.
Molti infatti esistono ma non vivono. Attraversano questo mondo come morti che camminano, sonnambuli, scambiando i sogni per realtà e la realtà per un incubo. Viviamo veramente a testa in giù. La fine ci terrorizza perché ci ricorda e conferma l’impermanenza di tutto ciò a cui tentiamo disperatamente di aggrapparci. Siamo così coinvolti e identificati alle cose e alle persone da non riuscire a vedere come la fine sia solo un rinnovarsi, l’aprirsi di una nuova possibilità, l’unica vera possibilità di rinnovamento. Un punto sulla lavagna attira la nostra attenzione, facendoci dimenticare che i punti possono essere milioni, che possono essere fatti, cancellati e rifatti all’infinito e che tutto è possibile solo perché esiste una lavagna. Vediamo solo il punto, ne siamo così assorbiti da dimenticare completamente la lavagna, il gesso e il cancellino. Se allarghiamo la nostra percezione e iniziamo a vedere l’insieme ogni tensione e conflitto si sciolgono.
Con quali parole posso lasciarti? Quel vuoto che fuggi è la tua vera casa, è la lavagna che permette infinite possibilità, e la tua essenza. Non respingerlo, non perdere questo tempo importante cullandoti nella nostalgia, ascoltando le noiose consolazioni degli amici o bevendo qualcosa e lamentandoti per il dolore.
Le nostre vite fuggono rapidissime perse fra tanti pensieri rumorosi, impegni e sogni confusi. Sono rari i momenti di “morte”, quei momenti dove ci sentiamo persi e non sappiamo dove andare. Sono rari perché cerchiamo di evitarli come la peste. Il mio suggerimento è opposto a quel che comunemente ci viene detto. Quando questi momenti arrivano, quando qualcuno muore o ci lascia, quando perdiamo un lavoro o vediamo crollare i nostri sogni, fermiamoci, non iniziamo a fare salti e contorsioni per riempire nuovamente le nostre vite. Fermiamoci e restiamo in compagnia dello sfondo, del vuoto della nostra lavagna interiore. Quel vuoto che fuggiamo è pura libertà. Più lo riconosciamo e più impariamo ad amare senza dipendere e a morire senza paura perché quel vuoto è colmo sino all’orlo di nuova vita!
Tags: Aiuto psicologico, Problemi di coppia
Commenti
in questo caso W, ci mette davanti all'evidenza di un sentimento tanto idolatrato quanto impuro e alla fine debole, l'amore. Troppo complesso ..complicato, costituito da mille altri sentimenti, qualora uno di essi s'indebolisse.. farebbe crollare il castello intero e "grandi amori" si infrangono contro normali momenti di noia, normali gesti superficiali, normali.. abitudinarietà. Ci buttiamo a capofitto nell'altro/a, ne ignoriamo difetti e aberrazioni, ci plasmiamo, come è giusto, sulle sue esigenze, scendiamo a compromessi che non consentiremmo a nessuno.. poi forse per questo, forse per altro improvvisamente veniamo richiamati a terra dalla naturale verità delle cose, nessuno e nulla è eterno nemmeno l'amore.. e per fortuna ! che dire, resettare la propria mente o armarla e renderla più forte o una cosa implica l'altra ? non lo so sto con la stessa compagna da una vita, e credo che il progetto che abbiamo messo in piedi (normale famiglia e figli) valga la pena di essere portato a termine in due, noi due. Poi.. però.. bho..
Qualunque esperienza ci porti,viviamola fino in fondo.Se è possibile migliorare qualcosa,lo faremo spontanemente e naturalmente,se è possibile sottrarci immediatamente allo stesso modo ci sottrarremo ma l'esperienza alla quale non ci possiamo sottrarre e che non possiamo immediatamente migliorare può essere la strada dell'esperienza più gustosa e toccante......
per ritrovar quel che "vivendo" smarrii
(Grazie Dadrim, grazie amici tutti)
W.
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