Idea d'inferiorità e disagio nelle relazioni
Marco ha scritto: Non riesco ad accettare la situazione in cui mi trovo. Tutti che parlano spontaneamente con gli altri, tutti che ridono e scherzano tra loro senza alcun ostacolo, ed io che mi sento bloccato, a disagio. Vivo una fastidiosa sensazione di inferiorità, sono molto insicuro, e credo che la paura del giudizio degli altri sia la causa principale. Vorrei essere me stesso libero da quel che pensa la gente. Una tua riflessione mi farebbe molto piacere.
Pier ha risposto: Accettare se stessi significa accettarsi completamente! Perché lotti con tutte le tue idee di essere inadatto e inferiore? Non vedi quanta energia perdi nel voler contrastare i tuoi pensieri? Accetta il fatto di sentirti inferiore, di non sapere come comportarti, cosa dire e cosa fare, accetta la paura di sbagliare. Sei riuscito ad andare avanti sempre e comunque anche con tutti questi pensieri e sensazioni d'inadeguatezza, cosa vuoi che succeda se smetti di lottarvi? Pensi che potrebbe andare peggio di così? Tutt'altro! Se smetti di fissare la tua attenzione su ciò che ritieni essere il tuo problema, il problema si dissolve. L'inghippo nasce sempre quando creiamo una frattura interna al nostro essere. Una parte di te dice “non sono all'altezza, non sono adatto, devo dire la cosa giusta”, un'altra parte afferma “se non avessi questi pensieri e queste sensazioni sarei adatto, sarei capace”. Comprendi come questi due pensieri siano in realtà complementari! È la continua lotta fra queste due posizioni che mantiene la tua mente in tensione, in disequilibrio, ma tu non sei né questo né quello, "neti neti", come dicono gli induisti.
Tu non sei né i pensieri che ti giudicano, né colui che vorrebbe liberarsi da questi pensieri. Tu sei sempre e soltanto la consapevolezza che prima vede il giudizio e poi vede la mente che vuole liberarsi dal giudizio. Prova ad essere un semplice testimone di questo processo unitario. Guarda come affiora nella tua mente il pensiero giudicante e come, subito dopo, nasce il desiderio di liberarti da quel pensiero, ed infine prendi consapevolezza del fatto che tu non sei né il pensiero giudicante, né il desiderio di liberarti dal pensiero. Tu diverrai libertà e unità nel momento stesso in cui smetterai di sostenere e alimentare questa contrapposizione interna. So che la parte che ti dice di doverti liberare dal giudizio sembra essere ragionevole, ma le cose non stanno così! Quella parte in realtà è la benzina che alimenta il motore del giudizio. Se dentro di noi non v'è più nessuno che si oppone al giudizio, chi o che cosa lo sosterrà? Se passeggiando per la strada un uomo mi ferma e mi dice, “sai che sei brutto, stupido e incapace”, cosa farò? Non credi che se mi metterò a discutere con lui, molto probabilmente, dopo pochi istanti si finirebbe alle mani? Cosa ne sa di me quell'uomo? Nulla! Perché, allora, gli dovrei dare retta? Perché devo perdere il mio tempo per discutere con un povero attaccabrighe? Ecco, il tuo giudizio interno è uguale a quell'uomo. Cosa ne sa di te? Nulla! E sai perché ti attacchi tanto a lui? Perché in realtà tu stesso non sai nulla di te. Sai chi sei? Non credo, altrimenti non mi porresti domande. L'unica cosa che sai, la sai grazie a quella voce che ti giudica, ma allo stesso tempo sai anche che tu non puoi essere quella voce.
Come fare a spezzare questo circolo vizioso? Smetti di lottare contro le voci interiori, non sono altro che il residuo di tutti i giudizi che il mondo esterno ti ha impresso quando stavi crescendo. Chi è colui che si sente giudicato? Io, mi dirai tu! E chi è quell'Io? Chieditelo! Chiediti chi è quell'Io che si sente giudicato. Se ti osservi attentamente vedrai che di quell'Io non ne sai nulla, non l'hai mai guardato, non l'hai mai conosciuto. Ed io ti dico che quell'Io rimarrà sempre inconoscibile, rimarrà sempre puro e libero da ogni forma di conoscenza e giudizio. Conoscere qualcosa significa sempre e comunque giudicarla, definirla, circoscriverla. Ma come è possibile definire noi stessi nella nostra essenza? È impossibile! Noi siamo definibili solo all'interno di parametri fisici, pratici, di azione, ma per quanto riguarda la dimensione della nostra pura presenza, del nostro puro e semplice Essere non v'è definizione o giudizio possibile. E quando una cosa non è definibile attraverso gli schemi del nostro linguaggio, della nostra percezione sensoriale, dei nostri parametri valoriali, quella cosa per noi scivola nell'inconoscibile, nell'ignoto. Ecco perché il pensiero mistico sostiene che la dimensione ultima dell'essere umano è, e sempre rimarrà, inconoscibile. Ma ciò non significa che non sia sperimentabile, vivibile, gustabile. La luce del sole non è qualcosa di descrivibile, ma qualcosa di sperimentabile, di vivibile. La luce va vista, vissuta, sentita, è inutile descriverla, narrarla a qualcuno che ha gli occhi chiusi. Stessa cosa vale per la nostra dimensione interiore.
Quel colui che esiste dietro ad ogni nostro pensiero, sensazione ed emozione è un qualcosa di non raccontabile, ma è qualcosa di sperimentabile, di vivibile. Smetti di badare alle parole del tuo “folle interiore”! Cosa ne sa lui di te?
Nessuno sa nulla di te, solo tu puoi incontrare te stesso, solo tu puoi fare esperienza di ciò che è l'essenza che vive in te. Ma per fare questo devi smettere di dare importanza a tutto quel che evidentemente non sei.
Ma soprattutto dovresti smettere di dare importanza all'idea di dover essere appropriato e ben inserito nel mondo, all'interno delle relazioni che vivi. Rilevante è comprendere chi sei tu e non come puoi essere e stare bene nelle situazioni e nelle relazioni. Noi diamo estrema importanza al mondo esterno, al giudizio delle altre persone proprio perché non sappiamo chi siamo. Sino a quando non facciamo esperienza di noi stessi, gli altri sono tremendamente fondamentali, e questa continua ricerca di essere riconosciuti dal mondo ci getterà ripetutamente nello sconforto e nel dolore dal momento che sentiremo, nella profondità di noi stessi, di vivere impauriti quanto dipendenti dall’altrui presenza.
Il mondo, la società, gli uomini, per come vivono oggi, sono come dei ciechi che passeggiano attraverso l'esistenza raccontandosi uno con l'altro quanto sono belli o brutti, capaci o incapaci, riusciti o falliti. Capisci l'assurdità di tutto questo?! Nessuno conosce qualcuno, eppure tutti giudicano tremendamente impauriti all'idea di non essere accettati. Marco, smettila di pensare che gli altri se la stiano spassando, ridano e scherzino gioiosi gli uni con gli altri. Molte persone hanno unicamente un sorriso di plastica stampato sulla faccia.
Smettila di vedere solo la tua sofferenza, prova a guardare con più attenzione nell'animo delle persone e, fidati, in tutti troverai la tua stessa sofferenza, il tuo stesso bisogno di essere accolto e amato, la tua stessa insicurezza.
Tags: Equilibrio interiore
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Accettando noi stessi interrompiamo ogni divisione interiore, poiché si ferma il conflitto fondamentale, quello che sussiste fra soggetto e oggetto, fra noi e il nostro mondo interiore, noi e il mondo esterno. L'idea di essere un "io" è solo l'ombra dell'idea che esista un'alterità: in questo consiste tutto il potere della mente nella sua possibilità di dividere per creare o distruggere.
Raggiungere questa dimensione di non dualità interiore è un fatto di totale accettazione. Raggiungere questa accettazione è un fatto di totale fiducia. Questa fiducia è il risultato di un duro, intenso quanto meraviglioso percorso di presa di consapevolezza di sé, dei propri limiti, dei propri condizionamenti e di tutte le assurdità che ci abitano e che, pertanto, abitano il mondo.
Quando interiormente siamo integri agiamo in maniera integra poiché vediamo il mondo nella sua integrità, oltre, ovviamente, vedere la disgregazione che si continua a propagare dall'azione di tutti coloro che vivono ancora schiavi di una mente in conflitto. Più persone raggiungeranno una dimensione di unità interiore e più il mondo vivrà in pace e serenità. Questa è l'unica rivoluzione possibile. Non esisterà mai pace per l'uomo e questo pianeta fin tanto che continueremo a perseguire strategie di controllo sociale e di ordine pubblico. L'azione coercitiva esteriore sarà sempre necessaria e mai risolutiva sino a quando non comprenderemo che è la dimensione interiore dell'animo umano il primo luogo da curare e trasformare.
Buona notte...
Ciao
Matrice
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