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Spiritualità

L'inizio della ricerca spirituale

Spero che il ripercorrere il tempo in cui muovevo i primi passi spinto dalla sensazione di vivere prigioniero d’una specie d’incantesimo possa essere d'aiuto e conforto per tutti coloro che oggi si trovano nelle mie condizioni d’allora. In quegli anni avevo tempo per pensare, guardare, riflettere e rimanere un po’ solo con me stesso. Non che lo volessi, ma forse per semplice pigrizia mi capitava di preferire il divano alla confusione dei locali nel fine settimana, o la terrazza di casa alle frenetiche settimane di metà agosto. Fu proprio durante quei momenti di solitudine che iniziai a percepire qualcosa in me che chiedeva la mia attenzione, e nonostante cercassi di riaccodarmi, silenzioso e disciplinato, lungo la comune via, il cicalare che sentivo tutto intorno a me si era ormai fatto così palesemente grottesco da non permettermi più di tornare a dormire. Come dicevo, il caso mi concesse lunghi tempi morti, ore di solitudine, d’immobilità, che probabilmente andarono a spezzare quel, altrimenti meccanico e perpetuo, movimento che m’ero abituato a chiamare vita. Durante quelle pause mi capitava di confrontarmi con pensieri che già altre volte mi avevano fatto visita, ma mai cosi vividi e persistenti. Certo, erano tutte cose che già sapevo, ma prima d’allora erano sempre state solo sterili notizie, eventi lontani, mai qualcosa di così reale, vicino, se non addirittura intimo e personale. Iniziai a sentire tutta la violenza, la paura e il dolore che mi circondavano e penetravano. Dietro i sorrisi e le frasi di rito che cristallizzano i nostri rapporti iniziavo a scorgere il vuoto e la solitudine interiore delle persone. Iniziai a vedere in modo chiaro e diretto come tutti noi viviamo presi all’amo da ideali e desideri privi d’ogni significato. Fu così che in quel periodo qualcosa in me iniziò a cambiare, sino a farmi capire d’esser sempre vissuto come un dormiente fra una moltitudine di sonnambuli. Quella sensazione di disagio e irrequietudine che da sempre aveva mormorato timidamente in me, ad un tratto iniziò a gridare furiosa. L’evidenza dei fatti era sempre stata di fronte ai miei occhi, ma sino ad allora non ero mai stato pronto ad accettarla. Televisioni, quotidiani, riviste, radio e tutti quegli organi che paradossalmente chiamiamo d’informazione, mentre tutto questo accade, non trovano niente di meglio che l’occuparsi della vita sessuale di qualcuno, delle quisquilie dell’ultima gazzarra parlamentare o dei tristi quanto inutili retroscena di un omicidio. Parlano del grasso che cresce sui sederi delle persone, di alberghi di lusso, crociere per milionari, mentre noi stiamo lì a ingurgitare tutto, seduti su divani imbottiti di rate, protetti da case che saranno di proprietà d’una banca per i prossimi trent'anni. Ci comportiamo come se abitassimo in un altro pianeta, come se le grida di tutti coloro che in questo istante vengono uccisi, violentati, torturati, strappati dalle proprie famiglie non dipendessero anche dalle nostre scelte, dai nostri stili di vita, da quel che accettiamo di credere e sostenere o da quel che continuamente proviamo a negare. Ci siamo lasciati completamente inebetire e derubare d’ogni tempo necessario per riflettere, pensare, discutere. Non siamo più capaci d’alcuna empatia? Abbiamo mai provato a calarci per un secondo, con il cuore e la mente, in ciò che può provare un madre mentre, con i suoi bambini tenuti per mano, deve fuggire dalla sua casa, dalla sua terra, e incamminarsi verso l'ignoto o attraversare un mare che non garantisce l'alba del giorno dopo? Siamo ormai divenuti totalmente incapaci di distinguere il falso dal vero, la vita dalla morte, l’amore dall’odio, i film dalla realtà? A malincuore devo dirvi, amici miei, che lungo il mio cammino trovo sempre più uomini che non posso dire vivi, ma che non posso nemmeno chiamare morti. Sembra che fra noi umani si sia diffusa una specie d'epidemia capace di spegnere la vita delle persone prima che la morte abbia bussato alle loro porte.
Credo che questo "Male" sia cresciuto attraverso i secoli assumendo forme sempre differenti, senza far troppo rumore, riuscendo così a rimanere nascosto. Se a questo "Male" voi foste immuni, avrete già inteso ciò di cui sto parlando, perché sono proprio quelli ancor capaci di sentire, che pienamente comprendono la miseria di coloro che non sono nemmeno coscienti del loro soffrire.

Tags: Ricerca della felicità

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Commenti   

# Giovanna 2008-11-05 23:36
Dolci parole, che come gocce di pioggia cadono su labbra assetate.
# Meggi 2008-12-01 16:45
Secondo me quanto da te esposto con parole molto semplici, ma in realtà la vita stessa è fatta di cose semplici, è condiviso da molti.
Il problema piuttosto è quello di trovare un sistema, gettare le basi per un cambiamento di paradigma che ci riporti ai veri valori e alla riscoperta della vera essenza della vita.
Statisticamente parlando, se un problema è condiviso da molti, lo stesso esiste e se esiste, io sono fiduciosa, esisterà anche una via d'uscita, una soluzione.
Bisogna solo capire quale può essere questa soluzione e adoperarsi per diffondere questo nuovo messaggio.

Complimenti, io sono con te :-)

Meggi

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